La scultura cinese non si può appendere

CIVIDALE. Piacciano o no, non si può certo dire che passino inosservate. Si chiamano “Metal”, “Earth” e “Fire”: sono le tre statue realizzate dall’architetto cinese Mi Qiu che Banca di Cividale ha acquistato per la sua nuova avveniristica sede a un costo di 800 mila euro.
Ma, in realtà, la spesa che aveva dato fuoco alle polemiche nella città ducale, voluta dall’allora presidente Lorenzo Pelizzo ed effettuata nel nome di più proficui affari con il Sol Levante, era per quattro sculture.
Che fine ha fatto, quindi, “Wood”, il quarto elemento, appunto, nella cultura orientale? Il mistero è presto sciolto: l’opera in questione giace da ottobre nel caveau della banca. Un metro e mezzo di altezza per due di larghezza. Troppi, probabilmente, per poter essere appesa sul soffitto della sala conferenze Conchiglia, meglio ribattezzata come “astronave”.
Questioni di sicurezza, infatti, fa sapere il presidente Graziano Tilatti, hanno suggerito prudenza e la conseguente sospensione dell’installazione aerea del gigantesco manufatto. La domanda sorgerebbe spontanea, ma stando a quanto riferisce il numero uno dell’istituto il fatto non era prevedibile, almeno fino a quando non sono arrivate in loco le maestranze cinesi.
«Non ci avevano fornito i piani di sicurezza adeguati per la posa in opera e io personalmente mi sono permesso di bloccare la procedura - conferma il presidente -. Ho visto come lavoravano gli operai mentre montavano le altre statue all’esterno della sede, non hanno i nostri standard e la nostra cultura della sicurezza, non mi sono fidato per non rischiare infortuni».
Ora - precisa - «siamo in attesa delle opportune verifiche normative e se ci sarà il via libera andremo avanti». In caso contrario, «troveremo una sistemazione alternativa», magari nella hall dell’edificio, destinazione inizialmente pensata dallo stesso artista. Ma quello di “Wood” non è l’unico enigma.
C’è la vicenda, ancora sospesa, dell’auditorium della sede, paralizzato dal fallimento dalla Steda, l’impresa impegnata nella realizzazione. L’opera è ferma, ma Tilatti confida di poter sbloccare presto i lavori e di consegnare la struttura entro l’anno.
«Dovremmo trovare presto una soluzione per uscire da questo stallo - afferma - è un regalo che la banca farà alla città, auspico, entro l’anno. Manca il completamento dell’opera con le conseguenti certificazioni e sopralluoghi, ma i lavori da ultimare sono pochi, la cosa più complicata è la burocrazia».
Infine, Tilatti smorza i veleni che accompagnano l’edificio fin dalla posa del primo mattone, e che adesso accusano l’annerimento precoce della candida “astronave”: «Che si sporchi è un fatto del tutto normale con piogge acide e fuliggine - spiega - mentre, infatti, il resto dello stabile è autopulente, la parte in questione ha una struttura particolare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto