La rivelazione: «Ho stampato io quelle magliette: ho sbagliato, dovevo rifiutare»

Il titolare del negozio: mi è stato detto che era uno scherzo per un amico in un contesto privato
Il lopcale di San Daniele chiuso dalla Questura per la vicenda delle magliette con la scrittta choc
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UDINE. Dice che «avrebbe dovuto essere più prudente». E ammette di star vivendo «una brutta esperienza in quanto non avrei mai voluto, seppur involontariamente, trovarmi in questa situazione». Tommaso Gasparini stampa magliette da sette anni a Lignano.

Ed è nel suo negozio, Faccio Magliette Store, che uno dei giovani coinvolti nello scandalo delle t-shirt inneggianti alla violenza sessuale si è rivolto per stampare quella con lo slogan “Centro stupri”, lo stesso usato, assieme ai suoi amici, per prenotare un tavolo alla discoteca Kursaal.

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E ora racconta cosa è successo. Prima che le foto rimbalzassero da social a social, prima delle frasi sessiste e razziste scritte dai giovani su Twitter, prima che il locale della movida della riviera friulana – come così il ristorante “Jonny Luanie” di San Daniele dove i ragazzi hanno trascorso la serata per festeggiare il compleanno di uno di loro indossando proprio quelle magliette – fossero chiusi per 15 giorni dalla Questura di Udine.

«È venuto da me un ragazzo una decina di giorni prima dalla serata trascorsa in discoteca a Lignano – spiega Gasparini – chiedendomi di acquistare delle magliette per fare uno scherzo ad un amico. Infatti nella maglietta c’era anche scritto “Da Albertino” che ritenevo essere il destinatario dello scherzo, scherzo che pensavo si risolvesse in un contesto esclusivamente privato. Mi sono fidato e mai avrei pensato che potesse accadere quello che in realtà è accaduto».

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E oggi, alla luce di quanto successo, quella decisione non la prenderebbe più. «Faccio magliette da molti anni – afferma – anche a contenuto goliardico per feste di laurea o compleanni e una cosa del genere non mi è mai successa. La modalità con cui i ragazzi hanno utilizzato le magliette è stata deprecabile e di certo se solo lo avessi immaginato non gliele avrei vendute.

Forse avrei dovuto essere più prudente vista anche l’età della persona che me le aveva ordinate, ma riesce difficile quando vendi un articolo di questo tipo prevedere l’uso che il cliente ne farà. Di certo è stata una brutta esperienza anche per me in quanto non avrei mai voluto, sebbene in modo involontario, trovarmi in una situazione simile». Lo ripete Gasparini, non ha valutato le possibili conseguenze. Ammette di aver sbagliato. E lo ripete, ancora una volta: «Dovevo essere più prudente».

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