La proposta: rifare piazza Duomo con un euro a testa

UDINE. Un sogno gira nel web. Si chiama piazza del Friuli. Le coordinate: Udine, l’attuale e anonima piazza Duomo, anonima nonostante la bella cattedrale. Il sogno è una proposta progettuale che l’architetto Piero Pravisan ha illustrato alcuni anni fa senza destare troppi clamori, ma che, una volta “sparato” su Facebook, ha raccolto quasi 2.100 “mi piace” provenienti da Europa, Americhe, Asia e Australia. E non si tratta soltanto di nostalgia da emigrazione.
Tuttavia, un’idea così, per diventare realtà, ha bisogno come sempre di soldi. E allora che si fa in questi tempi di vacche magrissime? Semplice: la “nostra” piazza ce la paghiamo da soli. Come? Con un’iniziativa folle (o geniale, fate voi): se la realizzazione verrebbe a costare circa un milione e 200 mila euro e calcolando l’adesione di 100 mila persone, mettendo un euro a testa al mese per un anno, avremmo la nostra piazza. Ma perché cambiarla? Soltanto per riportarla al livello originale, cioé ante 1953, quando fu scavata di un metro, probabilmente “ad usum machinae”, costringendo così a realizzare i gradini per il Duomo, e non solo?
Più di una piazza
Il senso autentico di una piazza, senza scomodare l’agorà greca, va ben oltre lo spazio (con o senza le sempre più redditizie zone blu), ben oltre bar e vetrine: è il luogo in cui ti incontri con gli altri, in cui ti riconosci (domanda: quale è la piazza in cui Udine riconosce il proprio cuore?), un luogo che davvero ti appartiene perché affonda le radici nella tua storia, nella tua fede, nella tua tradizione, nella tua identità. Ma nell’iperveloce mondo globale in cui puoi comunicare e lavorare con gente a diecimila chilometri di distanza ha ancora senso fare questi discorsi? Non siamo fuori dalla storia e da quello che oggi veramente conta?
I duemila di Facebook ci dicono che non c’è contrasto tra la piazza fisica e quella virtuale dove tutti - o quasi - dialoghiamo. Anzi, ci dicono che forse riemerge il bisogno di rallentare (ricordate il Pierre Sansot saggio profeta del buon uso della lentezza?) per conoscere meglio le radici della nostra storia e della nostra cultura, e quindi noi stessi. In questa piazza del Friuli che sul web è già realizzata c’è una pagina dei simboli (ne parliamo a parte), qualcosa che ci appartiene veramente, quasi una foto di famiglia da cui partire per non smarrirci in questi tempi turbinosi. Allora la piazza del Friuli è una bella provocazione, che sottende però un serissimo stimolo a riflettere e a discutere su che Friuli abbiamo ereditato e su che Friuli vogliamo costruire.
Il progetto
Stiamo ragionando di un sogno, affascinante ed esagerato come tutti i sogni che si rispettino. Ma qualcuno ci ha lavorato. Allora sentiamo quali sono le idee di Pravisan. «La piazza come la vediamo e la viviamo (poco) oggi sarà riportata al suo livello originario e finalmente orizzontale. Sarà pavimentata con pietre provenienti da tutto il Friuli a formare un acciottolato unico: Rosso di Verzegnis, Fior di pesco, Grigio carnico, Nero di Timau, Pietre di Clauzetto, ma anche quelle pietre verdi che si possono vedere nei vecchi muri di Fagagna. Un bel mosaico friulano!
Una pavimentazione a scacchiera, poi, dialogherà con la facciata settecentesca della vicina Purità, consentendo di isolare ed evidenziare la chiesetta e il Tiepolo dalle quinte edilizie contigue. Inoltre, una fascia a verde si metterà automaticamente in relazione con il verde del giardino di palazzo Morpurgo e con il percorso di attraversamento verso palazzo d’Aronco. E infine la cosiddetta pagina che è piaciuta tantissimo su Facebook: un muro inclinato sui cui potranno essere incisi segni, nomi, date, poesie nelle varie parlate. Una pagina in cui il Friuli si racconta. Non un romantico rifugio, ma un orgoglioso punto di partenza verso il futuro».
I soldi
Ora, se la piazza del Friuli sarà percepita con un’idea dal significato profondo, non retorico né passatista, ma come qualcosa di fecondo, come una piccola bussola identitaria, «allora tutto ciò - dice l’architetto - non potrà essere realizzato con un qualunque finanziamento pubblico, ma con il contributo dei friulani. Quanti? Magari tutti| Diciamo 100 mila: entreranno nel sito web e scriveranno nome, cognome e Comune di residenza. Spero di trovare alla lettera H anche il sindaco Honsell. Con un euro a testa al mese per un anno si raggiungerà una cifra probabilmente adeguata. E non più di un euro a testa (ricchi e poveri): nessuno potrà vantare un merito maggiore di altri».
Idea folle? «Certo, ma forse quelle folli sono spesso le migliori. È stata folle anche l’idea di tradurre l’intera Bibbia in friulano, ancora più folle di leggerla tutta di seguito notte e giorno Ci sono poi voluti più di 1.100 folli per realizzarla. Tutti questi folli sono un patrimonio da non disperdere: questo piccolo esercito potrebbe a sua volta rivolgersi ai 100 mila friulani che servono per far diventare realtà la nostra piazza».
Udine friulana
Perché piazza del Friuli a Udine e non ad Aquileia, a Spilimbergo, a Cividale, a Tarcento o a San Vito al Tagliamento? In fin dei conti, lì la marilenghe è molto più praticata che a Udine. La città designata a capoluogo del Friuli, in fondo, sembra abbia esercitato con visibile malavoglia questo ruolo soprattutto in tempi passati quando s’inventò addirittura un dialetto venetico (qualcuno l’ha definito «di casta») per “separarsi” dal suo territorio o che, in tempi più recenti e tanto per citare un esempio importante, per un’ambizione piuttosto localistica ha impedito che l’Ateneo assumesse la titolazione che ad esso era dovuta e cioé “Università del Friuli”?
E anche nel presente c’è chi nota la sopravvivenza di un’indole dirigistica del capoluogo congeniale più a ricevere benefici dal territorio che a condividere con esso opportunità e obiettivi. Ma anche questa può essere una scommessa che arricchisce il sogno: riportare finalmente Udine alla sua piena appartenenza al Friuli almeno quanto il Friuli appartiene a Udine.
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