La crociata del Prosecco: stop a chimica e impianti

UDINE. Prosecco: stop alla chimica nei vigneti e a nuovi impianti. L’obiettivo è duplice, massima tutela dell’ambiente ed equilibrio del mercato, con il giusto rapporto tra qualità e prezzo.
La “crociata” è stata lanciata dal presidente del Veneto Luca Zaia, e vede sulla stessa linea il Consorzio Doc e la Regione Friuli Venezia Giulia. Il business delle bollicine del Nordest, del resto, è troppo importante (486 milioni di bottiglie prodotte nel 2019, delle quali 377 milioni vendute all’estero) per rischiare di mandarlo a gambe all’aria.

È stato lo stesso Zaia a lanciare il sasso nello stagno. «I consorzi - osserva Zaia - devono programmare a tutela di redditività e sostenibilità dei vigneti».
A dieci anni dal decreto ministeriale del 17 luglio 2009 che ha tutelato l’uso esclusivo del termine Prosecco all’area delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, delle 5 province venete di Treviso, Venezia, Padova, Vicenza e Belluno e delle 4 friulane, i viticoltori del Nordest hanno conquistato il mercato mondiale.
«Con l’operazione del 2009, che ha separato la denominazione del vino (Prosecco) da quello della varietà della vite (glera), - ricorda Zaia - abbiamo sottratto al resto del mondo l’uso del nome e impedito che si piantino vigneti di Prosecco in altre regioni d’Italia e d’Europa. Ma il boom ora va accompagnato con qualche sforzo in più».
L’avvertimento, Zaia l’ha lanciato agli oltre mille produttori del mondo delle Doc e Dogc venete e friulane. La tutela del nome e del prodotto passa, secondo il presidente, per lo stop a nuove piantumazioni di glera («io non firmerò mai nessun decreto per autorizzare superfici alla produzione di Prosecco, casomai si potranno recuperare piantumazioni di glera preesistenti e di vecchia data»), per la valorizzazione Unesco dei 9.700 ettari dell’area collinare tra Conegliano e Valdobbiadene “cuore” dell’area Prosecco, e per un’agricoltura “a chimica zero”.
«Non è vero che non si può coltivare senza glifosato e senza presidi - rileva -. Non posso accettare che i produttori del Prosecco siano sul banco degli imputati: produrre in modo sostenibile si può - è stato il messaggio finale del governatore del Veneto -. Spetta ai Consorzi di tutela utilizzare bene gli strumenti giuridici della programmazione (riserva, stoccaggio o blocco agli incrementi di potenziale) per governare l’offerta e tutelare il reddito dei viticoltori. Dove ci sono viticoltori non ci sono frane, sono loro il primo presidio del territorio».
Una linea che trova in perfetta sintonia il presidente del Consorzio Doc Prosecco Stefano Zanette. «L’ambiente è imprescindibile e su ciò non si torna indietro - afferma -. Non voglio rinfocolare le polemiche che sono state sollevate nel Pordenonese, ma sono un viticoltore anch’io e so che è possibile curare il vigneto senza glifosato. Parlo a ragione veduta, non da extraterrestre.
E non mi si venga a dire che la coltivazione biologica costa di più, perchè chi oggi produce Prosecco non può sollevare questioni economiche. Riguardo la sostenibilità, sia ambientale che sociale, non possiamo andare in una direzione che i fatti evidenziano sia sbagliata.
Le modifiche al Disciplinare, per bandire il glifosato, le porteremo in assemblea entro il mese di maggio, poi tutto verrà di conseguenza. Riproporremo il blocco degli impianti per i prossimi tre anni, con l’eventuale possibilità di andare ad attingere, sempre con la formula del bando, all’interno del bacino del glera che è già a terra».
La Regione Friuli Venezia Giulia è pronta ad agevolare le richieste del Consorzio. In regione sono oltre 4.500 gli ettari di Prosecco, il secondo vino più prodotto, dopo il Pinot grigio, quindi un asset strategico per la nostra viticoltura.
«Daremo un parere formale - dice l’assessore Stefano Zannier - non appena il Consorzio farà il passo di modificare il Disciplinare. Tengo a ribadire che noi, come istituzione, non possiamo vietare l’uso del glifosato perchè è consentito dall’Unione europea, fino al 2022.
Ma il ragionamento di Zaia, che noi condividiamo, è quello di mettere l’ambiente al primo posto per elevare ulteriormente la qualità dello spumante. Altro tema molto importante è quello dell’estensione della Doc, quindi dello stop a nuovi impianti.
Se continuiamo ad aumentare la glera al di fuori delle rivendicazioni a Prosecco, abbiamo un prodotto diciamo simile all’originale (il Prosecco deriva dal glera), ma che può fare concorrenza alle bollicine Doc, senza per di più avere limiti o regole nella produzione». —
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