Prosecco, affari da 2,4 miliardi: via libera alla versione “rosè”

Udine, il Consorzio ha reso noti i dati della produzione 2018: 466 milioni di bottiglie. Cambiato il disciplinare: adesso servirà l’ok definitivo del Comitato nazionale vini

UDINE. Gli affari continuano ad andare a gonfie vele, ma il Prosecco punta a conquistare sempre maggiori spazi sul mercato mondiale degli spumanti.

L’assemblea del Consorzio Doc presieduta da Stefano Zanette ha infatti dato il via libera alla produzione delle bollicine rosè. Un autentico coup de teathre, non tanto per la decisione in sè, quanto per i tempi, accelerati rispetto alle previsioni.

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Ma la richiesta di rosè ha fatto regitrare un’impennata soprattutto negli Stati Uniti. Gli americani infatti, pur di bere le ambite bollicine rosate, sono disposti a pagare fior di dollari le bottiglie, che già sono gravate da molte tasse e accise, senza parlare della potenziale mannaia dei dazi.
 

I NUMERI DEL PROSECCO

  • Produzione e vendemmia 2018: 3,6 milioni di ettolitri (più 10,7% rispetto all'anno precedente)
  • Valore della produzione: 2,369 miliardi di euro
  • Bottiglie vendute: 466 milioni
  • Export: 80% della produzione
  • Principali Paesi di vendita: Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia
  • Modifica del Disciplinare: introduzione della varietà Prosecco rosè

     

E quindi il Consorzio ha deciso l’accelerata. Se le due Regioni interessate (Veneto e Fvg) il Comitato vini del Ministero si esprimerà in tempi brevi, si potrà produrre il Prosecco rosè già dalla vendemmia 2020.

Negli Stati Uniti appunto la produzione di vino rosé lo scorso anno ha toccato i 227 milioni di dollari con un aumento dei consumi del 23%. La Francia, accelerando dei 31%, ha rincorso a 217 milioni ma in Italia il business legato al rosato ha superato appena i 20 milioni di dollari.

È questa una delle molte ragioni per cui il Consorzio di tutela del Prosecco Doc ha scelto di proporre all’assemblea dei soci un disciplinare che permetta di introdurre una versione rosé, che si chiamerà «Prosecco spumante rosé millesimato».

Al consumatore apparirà di colore «rosa tenue più o meno intenso, brillante», con «spuma persistente» e con una componente zuccherina da classificare fra quelle di vini «brut nature ad extra dry».

Per ottenerlo, spiega la formula, si useranno uve Glera e una quota di Pinot nero compresa fra il 10% ed il 15%, con indicazione in etichetta dell’annata e immissione nel mercato dal primo gennaio successivo alla vendemmia, dopo 2 mesi di autoclave.

La resa per ettaro, per quanto riguarda il rosè, sarà di 135 quintali, di gran lunga inferiore rispetto allo spumante classico che si produce tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.

La proposta è stata approvata, ma ora, tecnicamente, per risultare a tutti gli effetti praticabile bisognerà attendere il disco verde delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e, infine, il timbro del Comitato nazionale vini del Governo.

«Sarà un modo molto interessante di diversificare l’offerta - è il punto di vista del presidente del Consorzio Stefano Zanette - e credo sarebbe possibile produrre, dopo la vendemmia del 2020, dai 15 ai 20 milioni di bottiglie rosé sui 464 milioni complessivi prodotti nella denominazione Prosecco Doc».

Intanto i dati di vendita delle bollicine del Nordest continuano ad aggiornare i loro record. La vendemmia 2018 ha totalizzato per le aziende del Consorzio una produzione di 3,6 milioni di ettolitri, con un incremento del 10,7% sull’anno precedente.

Il valore della produzione ha registrato una crescita ancor più marcata, +13,4%, pari a 2,369 miliardi di euro, grazie alla vendita di 466 milioni di bottiglie.

«Dobbiamo incrementare - ha detto il presidente del Consorzio Stefano Zanette - le opportunità di narrazione delle nostre produzioni, che non potranno essere vendute in un tutto indistinto in cui il valore si perde e si deprime».

Ed è il valore, ha aggiunto, che «va preservato nel tempo. Solo con una visione che vada oltre la contingenza, oltre l’oggi, saremo in grado di dargli anche un domani. Non posso non ribadire l’assoluta necessità che ciascuno si faccia carico della responsabilità derivante dall’utilizzo della Denominazione, nei confronti propri e degli altri».

Quanto al bilancio di previsione 2019, i contributi derivanti dall’attività erga omnes del Consorzio è di 6,47 milioni, di cui 4,9 per attività di valorizzazione e promozione e 1,26 per sostenere la tutela. I contributi per attività diretta ai soci è di oltre 300 mila euro. —


 

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