La crisi da coronavirus costerà alle aziende del Fvg dai 5,6 agli 11,9 miliardi

Queste le stime sulla riduzione del fatturato di Cerved Industry Forecast. Due gli scenari: uno se l’emergenza finirà a maggio, l’altro a dicembre
Lignano Archivio. © Petrussi Foto Press
Lignano Archivio. © Petrussi Foto Press

UDINE. Nella migliore delle ipotesi, con un’emergenza coronavirus che finisca a maggio, il conto che le imprese del Friuli Venezia Giulia pagheranno sull’altare di questa crisi, sarà di 5,6 miliardi in meno di fatturato, di cui 4 miliardi quest’anno e 1,5 miliardi nel 2021.

Se si concretizzasse lo scenario peggiore, ovvero un’emergenza che si protrarrà fino a dicembre, il saldo negativo sarà di 11,9 miliardi, 8,4 miliardi in meno quest’anno e 3,4 miliardi nel 2021. Se la proiezione la si estende al Paese, le cifre diventano allarmanti: 220 miliardi persi nel 2020 e 55 nel 2021 nello scenario base; 470 miliardi nel 2020 e 172 nel 2021 nello scenario pessimistico.

Per quel che riguarda il Fvg, senza lo schock da Covid-19, le imprese fatturerebbero, quest’anno, 47,5 miliardi, quasi 1 miliardo in più rispetto al 2019, e nel 2021 48,8 miliardi. Nello scenario base da emergenza Covid-19 le vendite scenderebbero a 43,5 milioardi quest’anno per attestarsi a 47,3 miliardi nel 2021. Nello scenario peggiore sti stimano 39,1 miliardi nel 2020 e 45,4 nel 2021.

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È Cerved Industry Forecast, il report semestrale che analizza le prospettive dell'economia italiana, che prova a stimare quale sarà l’impatto dell’emergenza sulle imprese e sui territori. Lo fa delineando due scenari, uno base e uno pessimistico.

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Lo scenario base prevede che l'emergenza Covid-19 duri fino a maggio 2020, che servano solo due mesi per ritornare alla normalità, ci siano impatti importanti sulle economie mondiali e sull’export, che non ci siano crisi finanziarie innescate dal contagio, che ci siano interventi a sostegno delle imprese e delle famiglie e interventi di spesa pubblica.

Lo scenario pessimistico prevede invece che l'emergenza duri fino a dicembre 2020, che servano 6 mesi per ritornare alla normalità, che si verifichi il completo isolamento e la chiusura dei paesi Ue, che non scattino crisi finanziarie innescate dal contagio e che ci siano sempre interventi a sostegno delle imprese, delle famiglie e di spesa pubblica.

Il rapporto tiene conto dei settori, quelli fortemente esposti con l’export sui quali pesano le dinamiche internazionali e le evoluzioni possibili dei contagi, valutando anche il rischio di peggioramento in altre aree del globo e la progressiva normalizzazione della Cina.

«Considerati anche i settori che insistono sul territorio - si legge nel documento - come la ristorazione e i servizi alla persona, e gli impatti positivi su alcuni settori che beneficiano dei consumi domestici. E ancora si sono considerati gli effetti sulle filiere, come le possibili difficoltà a reperire materie prime e componenti e quelle con i clienti. Per alcuni settori della manifattura esiste la possibilità di perdere, almeno nel breve, posizioni verso concorrenti internazionali».

Dal saldo del possibile fatturato perduto a causa dell’emergenza Covid-19, si passa ai settori. Quali sono quelli che, secondo il rapporto di Cerved, soffriranno di più a causa dell’emergenza?

In termini di variazione negativa percentuale ci sono gli alberghi che, nello scenario base, potranno vedere il fatturato 2020 scendere del -37,5% rispetto all’anno precedente. A seguire le agenzie di viaggi e i tour operator, -35,5%, le strutture ricettive extra alberghiere, -31,3%, i trasporti aerei, -25%, l'organizzazione di fiere e convegni, -25%, la produzione di rimorchi e l’allestimento di veicoli, -24,6%, le concessionarie di auto e moto, -24,5%, parrucchieri e istituti di bellezza -22,3%.

La classifica non cambia molto nello scenario peggiore, salvo le percentuali di flessione che quasi raddoppiano, e il fatto che entrano settori come la produzione di automobili, -45,8%, quella di veicoli commerciali industriali e autobus, -45,8%, componenti di autoveicoli e altri mezzi di trasporto, -45,8%.

Di fronte a questa crisi senza precedenti ci sono settori che realizzeranno performance migliori? Alcuni sì, come il commercio online, che si stima in aumento del 26,3% nello scenario base, la distribuzione alimentare moderna, +12,9%, gli apparecchi medicali, +11%, le materie prime farmaceutiche, +8,5%, la cantieristica, +4,5%, la produzione ortofrutta, +2,7%, le lavanderie industriali, +2,3%.

Nello scenario pessimistico la crescita del commercio online balzerebbe a +55%, la distribuzione alimentare moderna a +22,9%, l’ingrosso di prodotti farmaceutici e medicali a +13,8%, l’ortofrutta +2,5%.—

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