La Corte dei conti sulla vicenda Aussa Corno: archiviazione per tutti

UDINE. Il danno erariale per le casse della Regione ci fu, ma stabilire di chi sia stata la colpa, a distanza di quasi dieci anni e con gli elementi d’indagine fin qui raccolti, non è possibile.
Il caso sulla presunta distrazione di contributi pubblici a favore del “fu” Consorzio per lo sviluppo industriale Aussa Corno di San Giorgio di Nogaro va quindi archiviato a beneficio di tutti: ex vertici e relativo Consiglio d’amministrazione (quello in carica dal 2008 al 2011).
È la conclusione cui è approdata la Procura della Corte dei conti del Friuli Venezia Giulia al termine dell’istruttoria di responsabilità amministrativa avviata nel dicembre 2015 nei confronti di Cesare Strisino e Marzio Serena, nelle rispettive qualità di allora presidente e direttore della Ziac, e dei consiglieri Roberto Duz (espressione del Comune di Torviscosa, di cui era il sindaco), Pietro Del Frate (Comune di San Giorgio di Nogaro), Nicola Del Frate (Provincia di Udine), Ernesto Milan (Autorità portuale) e Cristina Papparotto (Confindustria).
La decisione chiude uno dei due fronti giudiziari aperti sulla scorta delle indagini condotte dalla Guardia di finanza friulana sull’utilizzo di una parte delle risorse pubbliche - 10.910.481,93 euro, dei 21.265.702,54 complessivamente ricevuti dal Consorzio in sette anni (tra il 2002 e il 2009) - erogate dalla Regione per la realizzazione delle opere dei “Piani Porti”.
Esclusa la «condotta quantomeno gravemente colposa» ipotizzata dalla Procura contabile nell’invito a dedurre notificato nel febbraio 2017, la partita prosegue adesso soltanto in sede penale (il processo è in corso davanti al tribunale collegiale di Udine).
Per tutti, l’accusa sostenuta dal pm Viviana Del Tedesco è di malversazione ai danni dello Stato per un totale, appunto, di 10,9 milioni: gli imputati li avrebbero investiti in operazioni diverse da quelle cui erano stati destinati.
E cioè per l’acquisto di una serie di terreni (ex Oleificio, ex Montecatini ed Ex Cogolo, ex Decof ed ex Radicifil) a prezzi fuori mercato e con accollo delle spese di bonifica.
«È stata un’archiviazione molto complessa e che ha dovuto tenere conto di una molteplicità di fattori, compresa la diversificazione delle posizioni del presidente e del direttore da quelle del Cda – spiega il procuratore regionale Tiziana Spedicato –. Alcuni argomenti portati dalle difese e l’esito dell’attività istruttoria supplettiva da noi svolta sino a dicembre ci ha convinti di non possedere elementi sufficienti a sostenere in giudizio che il danno fosse riferibile a loro, in parte o interamente.
A pesare sono stati soprattutto la valutazione dell’elemento psicologico e il fattore tempo». L’esistenza di un buco, tuttavia, è un dato storico acclarato. «Le opere non sono state realizzate e i soldi non sono ritornati alla Regione – continua Spedicato –.
Abbiamo esaminato migliaia di documenti e una marea di questioni tra loro intersecate, dal problema dell’inquinamento a un possibile coinvolgimento di altre presidenze, e ci siamo chiesti se la Regione sapesse o no. Comunque sia – la sua chiosa –, il procedimento penale prosegue».
Intanto, le difese esultano. «Lo statuto del Consorzio – ricorda l’avvocato Maurizio Miculan, legale di Strisino – prevedeva la possibilità di acquisire e poi cedere immobili per la valorizzazione, anche finanziaria, dell’Ente. Attività identiche erano state realizzate dalla gestione precedente.
Le operazioni avvennero alla luce del sole, con il pieno consenso dell’assemblea che le ha poi approvate, oltre che delle forze politiche e degli organi di controllo che mai hanno eccepito alcunché».
Del resto «le negoziazioni, ove realizzate, avrebbero consentito il recupero delle somme destinate al Piano Porti e, addirittura, sostanziose plusvalenze a beneficio del Consorzio».
A loro volta «contenti che sia stata chiarita la loro totale estraneità», anche Serena e Duz sono riusciti a fare valere le proprie ragioni attraverso la memoria tecnica presentata dall’avvocato Luca Ponti, che li difende e che aveva escluso l’esistenza di uno «spreco».
«Il danno erariale – osserva Ponti – è qualcosa di oggettivo, slegato dalle fluttazioni economiche e dai diversi realizzi che una compravendita può fruttare a seconda del monento storico in cui viene realizzata».
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