Incombe l'incubo del trasferimento a Milano per trentadue donne della Stroili oro

AMARO. «Se l’azienda non ci darà il contributo spese sarà impossibile accettare il trasferimento a Milano». Sono realiste, non rassegnate, le 32 lavoratrici della “Stroili oro” di Amaro costrette a valutare la proposta ricevuta dall’azienda che, da settembre, sposterà gli uffici marketing, commerciale, comunicazione e acquisti core da Amaro a Milano.
La decisione colpisce soprattutto le donne perché dei 37 trasferimenti previsti, solo cinque coinvolgono lavoratori maschi. Poco importa se alcune delle 32 lavoratrici hanno alle spalle decenni di esperienza, se sono madri di famiglia (10) o single (22) inquadrate nei livelli che vanno dal primo al sesto.
Questo significa che i loro stipendi, esclusi bonus, una tantum e straordinari, non superano 1.600 euro al mese. Una soltanto, tra le 32, è un quadro. Un’altra è tirocinante. La maggior parte ha più di 40 anni (12), meno della metà (11) tra 31 e 40 anni e cinque delle nove più giovani sono assunte con contratto a tempo determinato.
Le donne della Stroili oro sono preoccupate perché accettare il trasferimento significa costringere mariti e figli a cambiare vita. Sia nel caso in cui decidano di seguirle, sia se dovranno attendere i loro rientri nei fine settimana.
È bastato fare quattro conti per constatare che a Milano gli affitti costano quasi il 40 per in più rispetto ai canoni pagati in Friuli. E anche ammesso che decidano di acquistare casa in Lombardia, le lavoratrici sanno bene che non sarà affatto facile vendere le abitazioni in Carnia.
Insomma, questa scelta implica una serie di disagi che fa dire: «Senza rimborso spese mensile la maggior parte delle persone coinvolte non potrà accettare». Lo pensano e lo ripetono sapendo bene che se non faranno le valige rischiano di rimanere a casa.
È un’ipotesi reale giustificata dal fatto che non sarà possibile riposizionare tutte le 32 donne ad Amaro. Il loro destino fa parte di una storia già vista in Carnia dove le aziende amano arrivare ma ancor più partire.
Anche se lo scorso anno il numero delle assunzioni femminili effettuate nei Comuni dell’Uti ha superato di 205 unità i licenziamenti, sappiamo bene che nell’Alto Friuli il problema dello spopolamento si intreccia con quello della mancanza di lavoro.
Sempre lo scorso anno, le assunzioni femminili hanno rappresentato il 52,5 per cento del totale. Nell’interpretare questo dato, il segretario regionale della Cisl con delega alla montagna, Franco Colautti, ricorda che i contratti a tempo indeterminato sono stati stipulati solo nel 6,7 per cento dei casi.
Allo stesso modo, Colautti fa notare che il movimento delle assunzioni può coinvolgere più volte la stessa persona. Anche perché le industrie, per fronteggiare i picchi di lavoro, troppo spesso si rivolgono alle agenzie interinali.
In questo contesto si inserisce la trattativa della Stroili oro, la più grande catena di gioielleria italiana nata, negli anni Novanta, proprio in Carnia. Alcune lavoratrici che ora valutano se andare o meno a Milano ricordano molto bene questo aspetto e anche per questo la trattativa viene vissuta con dispiacere soprattutto se si chiuderà senza il riconoscimento del rimborso spese mensile.
Da parte sua l’azienda continua a spiegare che si tratta di una decisione dettata da ragioni strategiche per aggredire un mercato che nella città lombarda trova la sua maggiore espressione. Staremo a vedere. Intanto le donne con la valigia hanno rispedito al mittente l’ultima proposta rilanciata dalla ditta.
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