L'esperta: "Lo smart-working può evitare la delocalizzazione"

Caso Stroili oro: Marina Brollo, docente di Diritto del lavoro all’ateneo friulano, da sempre si occupa delle tematiche occupazionali con le sue implicazioni soprattutto nel mondo femminile

UDINE. «Si tratta di una vicenda grave e seria per l’Alto Friuli, soprattutto per le donne lavoratrici, specie con responsabilità familiari».

Marina Brollo, docente di Diritto del lavoro all’ateneo friulano, da sempre si occupa delle tematiche occupazionali con le sue implicazioni soprattutto nel mondo femminile.

Ed è proprio lei a stimolare la domanda che in molti si stanno facendo: perché l’azienda non evita i trasferimenti potenziando il meglio noto smart-working? In fondo attraverso l’utilizzo della tecnologia si possono evitare anche le delocalizzazioni aziendali.

«Se pensiamo in modo vecchio, ci sono solo rassegnazione, sussidi e poi disoccupazione. Se pensiamo in modo nuovo, ci potrebbe essere smart working, formazione, riqualificazione. Credo – aggiunge la professoressa – che nessuno abbia dubbi sulla strada da preferire».

A sostegno della sua tesi, la professoressa riconosce «che alcune funzioni aziendali sembrano difficili da mantenere attive nelle periferie, mentre altre possono facilmente rimanervi. Questo però se pensiamo in modo vecchio. Invece, di fronte a questi numeri – ribadisce la studiosa –, specie in Alto Friuli, non si può far finta di niente».

Brollo che è anche direttore del dipartimento di Scienze giuridiche della stessa università di Udine, chiarisce ulteriormente il suo pensiero ricordando che «sono possibili sia politiche di incentivazione alla permanenza, sia di incremento delle tecnologie digitali che permettono di lavorare ovunque».

La professoressa ribadisce che la vicenda della Stroili oro è «una vicenda delicata che interroga la nuova politica regionale rispetto alle strategie delle delocalizzazioni, anche nazionali, da combattere con strumenti nuovi e innovativi».

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