Inchiesta sui vini, spunta l’ipotesi della doppia contabilità: al setaccio le fatture

PORDENONE. Entro una decina di giorni gli ispettori della repressione frodi alimentari di Conegliano e il Nas concluderanno l’esame dei file e documenti sequestrati durante le 55 perquisizioni nelle sedi della Cantina Rauscedo, nelle abitazioni dei vignaioli soci, distillerie e ditte di trasporto. I risultati rappresenteranno uno spartiacque nell’inchiesta aperta dalla Procura di Pordenone per le ipotesi di reato di frode in commercio contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, falsità in registri e notificazioni.
Al setaccio anche le fatture che sono state rinvenute durante il blitz negli stabilimenti. Riguardano l’acquisto delle uve Doc e Igt conferite dai vignaioli soci alla Cantina. L’ipotesi che stanno sondando gli inquirenti è quella di una contabilità parallela a quella ufficiale.
La Procura ipotizza che i viticoltori abbiano conferito negli stabilimenti di Rauscedo e Codroipo quantità di uve superiori rispetto alle loro rispettive rese massime per ettaro. Con quelle uve sono stati prodotti mosti e vini a denominazione tutelata: quattro Doc (Prosecco, Friuli, Friuli Grave) e due Igt (Tre Venezie, Venezia Giulia).
Per poter fregiarsi dell’etichetta Doc o Igt, il vino deve essere prodotto rispettando le regole del disciplinare di produzione. Il disciplinare fissa una soglia massima di quintali di grappoli per ettaro. Nella Doc, è autorizzata un’eccedenza del 20 per cento rispetto alla soglia, dalla quale però possono essere ricavati vini Igt, non Doc. L’elasticità è consentita perché la viticoltura non è una scienza esatta e i terreni e vitigni, a seconda delle condizioni climatiche, possono rendere di più o di meno.
Se l’ettaro del vigneto, però, produce oltre il 20 per cento in più, l’intera produzione di quell’ettaro viene declassata a vino generico. Diverso è il caso dell’Igt: non si può superare mai la resa per ettaro prevista dal disciplinare, pena il declassamento. Cosa cambia fra un vino da tavola e un vino a denominazione protetta? Per la salute del consumatore nulla. Per le sue tasche, invece, sì. Il prezzo può salire per circa un euro a litro per una bottiglia Doc o di circa 50 centesimi a litro per un vino Igt. Moltiplicati per i volumi di prodotto imbottigliato, si arriva a cifre ingenti.
Gli inquirenti ritengono che nella contabilità ufficiale tutti i conti tornino e le risultanze siano conformi ai disciplinari di produzione mentre nella contabilità parallela siano stati indicati i reali quantitativi di grappoli conferiti da ogni singolo agricoltore alle cantine.
La Procura ipotizza che i soci della Cantina con sovrabbondanza di uve nei loro terreni le abbiano consegnate ad altri viticoltori con terre libere e quindi resa inferiore alla soglia del disciplinare. Sempre stando all’ipotesi investigativa, che dovrà essere riscontrata dagli ispettori, le uve in eccedenza sono state consegnate alla Cantina dai viticoltori con i terreni meno produttivi, ma i pagamenti sono stati fatti ai reali proprietari.
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