«Venduto vino generico come Dop». Frode in commercio, 45 indagati

È stato il blitz del Nas a dare la sveglia, ieri mattina, ai viticoltori di Rauscedo, raggiunti dai decreti di perquisizione della Procura di Pordenone. Settanta i carabinieri in azione con gli uomini dell’ispettorato antifrode di Udine e Conegliano e i militari di Caneva per 6 ore nella tranquilla frazione di San Giorgio della Richinvelda e a Codroipo. Sono state perquisite una cinquantina fra cantine, distillerie, imprese agricole, abitazioni e ditte di trasporto.
Almeno 45 gli indagati, tutti residenti nelle province di Udine e Pordenone, vertici e soci della Cantina di Rauscedo, ma le acquisizioni documentali, sotto l’egida dell’ispettorato nazionale antifrodi, hanno interessato anche altre 11 province: Treviso, Venezia, Padova, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Firenze, Livorno, Napoli, Bari, Foggia. Il pm Monica Carraturo sta sondando varie ipotesi di reato: contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari (anche come mero tentativo), frode nell’esercizio del commercio, falsità nei registri e notificazioni, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Sono stati raggiunti dal decreto di perquisizione, fra gli altri, Fulvio Lovisa, presidente della Cantina, il componente del cda Alfredo Bertuzzi, il direttore della cantina Mauro Sedran, i responsabili della vinificazione Cristian Paladin e Francesco Visentin, gli amministrativi Cristian Marchi, Giorgio Oliva, Agostino Trevisan, l’impiegata Luisa Marson. I Cc del Nas si sono presentati anche a casa dei soci della Cantina Mauro Lovisa, 54 anni, presidente del Pordenone calcio, e di Ilario Lovisa, 71 anni, agricoltore. Non è coinvolto nell’inchiesta, invece, il direttore del marketing della Cantina, il sindaco di San Giorgio della Richinvelda Michele Leon.
Gli inquirenti hanno spiegato che gli accertamenti sono volti ad acquisire elementi di prova relativi a ipotesi di «comportamenti fraudolenti (...) circa la produzione e l’immissione in commercio di enormi quantità di vini che, pur non costituendo un pericolo per la salute del consumatore, sono stati qualificati con più Dop e Igp in violazione delle norme dei disciplinari. In particolare tali vini sono stati ottenuti – specifica una nota – con uve prodotte ben oltre i limiti massimi di resa e con una gradazione naturale delle uve inferiore ai valori previsti dai relativi disciplinari».
L’indagine, nella sua fase embrionale, si concentra sulla vendemmia 2018 e su 5 mesi, da agosto a dicembre, ovvero dal conferimento dei grappoli alla vinificazione. La Procura intende verificare se gli indagati abbiano cercato di commercializzare vino generico come vini a denominazione tutelata (Dop o Igt).
I soci hanno conferito alla Cantina uve per quattro tipologie di Doc (Prosecco, Delle Venezia, Friuli, Friuli Grave) e due Igt (Trevenezie e Venezia Giulia). Quello che gli inquirenti ipotizzano è che le uve siano state prodotte in quantità superiore rispetto alla soglia indicata nel disciplinare o che siano anche state utilizzate varietà di uve diverse. La Procura ha quantificato in 35 mila ettolitri la commercializzazione delle produzioni asseritamente non conformi, pari al 12 per cento dei vini Doc e Igt dichiarati con la denuncia di produzione. Le ipotesi di falso concernono la documentazione di accompagnamento delle bottiglie.
L’avvocato Serena Giliberti, dello studio legale Bellotto, che difende Mauro e Ilario Lovisa, ha sottolineato che i suoi assistiti sono stati coinvolti solo in quanto soci della Cantina: «Siamo tranquilli e attendiamo fiduciosi che gli inquirenti concludano il loro lavoro». I vertici della Cantina si sono rivolti invece all’avvocato Alberto Cassini. «Si tratta di una verifica ampia e diffusa – ha commentato l’avvocato Cassini – che ha interessato a livello nazionale le cooperative di vinificazione e che ha lo scopo di accertare se siano rispettati i parametri dei disciplinari di produzione.
Una verifica doverosa che richiede una competenza specialistica: ecco perché sono stati impiegati gli ispettori dell’antifrodi e la polizia giudiziaria. Gli inquirenti ora non possono ipotizzare alcuna violazione: hanno appena acquisito i registri e la documentazione dei conferimenti: prima delle perquisizioni non avevano nemmeno i registri.
Solo all’esito della verifica, estremamente complessa, sapremo se gli ispettori abbiano riscontrato violazioni di rilevanza penale o amministrativa o nulla di tutto ciò. Ecco perché si respira grande serenità e fiducia alla Cantina di Rauscedo, gestita da giovani brillanti pieni di fervore e di spirito di iniziativa, che hanno rastrellato premi e riconoscimenti sul mercato internazionale, non ultima la medaglia d’oro strappata alla Francia per il Bordeaux».
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