Cresce il numero delle coppie che ricorrono alla fecondazione medicalmente assistita in Friuli Venezia Giulia. La domanda è aumentata soprattutto per quella eterologa, con donazione di ovocita o seme maschile, avviata in regione nel 2015. «L’eterologa – afferma Francesco Tomei direttore della struttura di fisiopatologia della riproduzione umana della Aas 5 di Pordenone – viene chiesta soprattutto da quelle coppie che non sarebbero mai andate all’estero».
Il centro regionale a Pordenone. A Pordenone, sede del centro regionale per la procreazione mediamente assistita (Pma), lo scorso anno sono stati 126 gli interventi di fecondazione eterologa: 92 con ovodonazione e 34 con seme donazione. Le gravidanze nel primo caso sono state 44 e nel secondo 12. Non è ancora possibile stabilire il numero dei nati perché alcune gravidanze sono a termine nel 2019. Il dato dei fiocchi azzurri o rosa è riferito al 2017 quando grazie a questa tecnica sono nati 27 bambini, pari al 22 per cento del totale degli “interventi” eseguiti.

Che cos'è e come funziona la fecondazione eterologa
I cicli di procreazione mediamente assistita omologa (ovociti e seme maschile della coppia) di secondo livello (fertilizzazione in vitro) “a fresco” nel 2018 sono stati 328: di questi 291 si sono conclusi con il 34 per cento delle gravidanze totali e il 29 per cento di quelle cliniche (la gravidanza che può già essere dimostrata ed è ben visibile con l’ecografia). Le procedure di Pma omologa sempre di secondo livello con ovociti vetrificati (criopreservati) lo scorso anno sono stati 19, quelli conclusi 14, le gravidanze cliniche sono state 21,4 per cento. C’è anche la possibilità di vitrificare gli embrioni: in questo caso le Pma omologhe sono state 109 con 86 cicli conclusi e il 28 per cento di gravidanze cliniche ottenute. Nel 2017 i bambini nati a Pordenone con le tecniche di procreazione mediamente assistita omologa sono stati 57, pari al 21 per cento dei cicli.
Le liste d’attesa.
«Questi sono i numeri di prestazioni che noi possiamo fare – afferma Tomei – ma speriamo che con il trasferimento nella nuova sede di Sacile di aumentare le procedure e ridurre le liste di attesa, guadagnando dai due o tre mesi». In autunno è previsto il trasferimento della sede dagli attuali spazi dell’ospedale di Pordenone, limitati e non adatti, a un reparto appositamente realizzato all’ospedale di Sacile. Sull’eterologa Tomei osserva che «prima del 2004 ricorrevamo a questa pratica nel caso di menopausa, adesso invece soprattutto nei casi di ovociti non competenti: ad esempio se sono state fatte due procedure di omologa senza successo e ci sono le condizioni si ricorre alla eterologa per la terza. Si è ampliata l’indicazione per la procedura». Ci sono ancora coppie che vanno all’estero anche se la novità nel campo sono alcune cliniche spagnole con punto di riferimento in alcune città italiane: vengono inviate alla clinica spagnola l’ovocita o il seme, viene creato l’embrione che viene rispedito indietro e impiantato nella donna, senza che la coppia si sposti.
A Udine.
Anche alla Città di Udine il trend è in crescita per le tecniche di procreazione mediamente assistita: più di 300 coppie, nel 2018, si sono rivolte per un primo colloquio al diretto dalle dottoresse Liana Bianchi (ginecologo) e Veronica Bianchi (biologo genetista). E 39 sono stati i bambini nati, 38 quelli attesi nei prossimi mesi. Nel 2018 sono stati effettuati in totale 376 cicli di trattamento, di cui 33 Fivet, la “classica” fecondazione in provetta con ovociti appena prelevati alla paziente e liquido seminale, appositamente trattato, del partner, e 343 Ics, cioè con iniezione del singolo spermatozoo all’interno della cellula uovo appena prelevata in 253 casi oppure scongelata nei restanti 90, entrambe procedure di secondo livello.
«L’eterologa – fanno sapere dal Policlinico – diventa una scelta quasi obbligata quando la donna ha 40 anni o più, cioè quando ottenere un concepimento e una gravidanza ricorrendo agli ovociti della paziente diventa molto difficile: l’età della donna costituisce infatti uno dei fattori più critici quando si arriva al tema della procreazione, assistita o meno». Per questo, sui 90 cicli Icsi su ovocita scongelato, in 84 si è fatto ricorso a donatrice, e in due anche a donatore (quindi una “doppia eterologa”). Quasi la metà dei cicli di fecondazione assistita sono erogati con il servizio sanitario (molti i casi provenienti da fuori regione): si tratta infatti di prestazioni incluse nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), che cioè le Regioni devono garantire.