Il prof allo studente: "Coi calzoni corti non puoi entrare in aula"

Va al Marchesini con bermuda, l’insegnante chiama la madre di un ragazzo. Lo studente ammesso in classe solo dopo essersi infilato i jeans in bagno

SACILE. «Signora, corra a scuola e porti a suo figlio un paio di calzoni lunghi». Alle 8 di mattina è partita la telefonata dall’Isis Marchesini: un docente di matematica ha bloccato un ragazzino in bermuda e chiamato la famiglia. Il caso è capitato a pochi giorni dall’ultima campanella e ha confermato che la scuola non è una spiaggia.

I dirigenti: «È giusto, trasmettiamo valori»


«Ma fa caldo – si è giustificato lo studente di 15 anni –. I compagni di quinta arrivano in pantaloncini». Una bugia che non è servita: nessuno entra in short nell’Isis Sacile-Brugnera dove il regolamento non ha deroghe. Nemmeno a 35 gradi in aula, anche perché il Marchesini ha un impianto di climatizzazione.

Fuori dall’aula. «Chi arriva a scuola in bermuda si ferma nell’atrio – ha detto il professore-sceriffo –. Le trasgressioni sono bloccate e per i recidivi ci scappa anche la nota disciplinare». Dopo 15 minuti è arrivata a scuola la madre del quindicenne in bermuda: con il respiro affannato per la corsa. Ha consegnato i jeans al figlio che se li è infilati nei bagni della scuola. «Il ragazzo è stato ammesso in aula – ha sottolineato il docente –.- E questo serva da esempio per tutti».

Una settimana fa un altro studente è rimasto in atrio: per cinque ore perché i genitori erano irraggiungibili, al lavoro in Veneto. «Lo studente pendolare dal Veneto ha risolto compiti e studiato per cinque ore – hanno confermato nell’Isis Marchesini –, su una scrivania nell’atrio della scuola».

I divieti. L’articolo 2 comma 3 del regolamento dell’Isis Marchesini risale al 2010 – era dirigente Francesco Fuschillo – che aveva aperto una crociata contro bermuda e “pinocchietti” tra i banchi. Vietati infradito, canottiere, pantaloncini anche se la temperatura in aula sale: il regolamento nell’Isis Sacile-Brugnera non fa eccezioni per nessuno. Chi entra nel tecnico Marchesini in via Stadio con i jeans pieni di strappi, la maglietta e “pinocchietti” sopra il ginocchio sarà fermato sulla soglia: studenti avvisati.

«Norme in merito all’abbigliamento che deve essere consono all’ambiente scolastico – recita la circolare firmata dal dirigente Alessandro Basso –: non sono consentiti pantaloni corti, canottiere e ciabatte. Gli alunni che si presenteranno a scuola senza rispettare queste regole saranno trattenuti in atrio». Il club delle braghe corte non ha diritto d’accesso a scuola.

Le regole. «Nel regolamento d’istituto è decretato che gli alunni e anche tutto il personale della scuola deve indossare un abbigliamento consono all’ambiente che frequenta – ha confermato il dirigente Basso –. È fatto divieto di usare pantaloncini, gonne corte, canottiere, calzature tipo sandali e gli abiti o quant’altro non decorosi».

È vietato tutto quello che è un sintomo chiaro della trascuratezza. «Anche i cappellini sono proibiti a scuola – ha precisato Basso –. Ho dialogato sempre nel 2017 per convincere uno studente che arrivava a scuola con il berretto». Lotta dura nel 2018. «I ragazzi devono capire che il decoro è una regola nel mondo del lavoro – dicono i docenti nel Marchesini –. Negli stage di alternanza scuola-lavoro vanno esclusi i tacchi vertiginosi e minigonne”. Più eleganti e meno sexy? Il primo a dettare le regole è stato il dirigente emerito Sergio Chiarotto: aveva ripreso un maturando arrivato in bermuda.

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