«Il mio stemma sul mulino» E di Caporiacco fa causa

di Domenico Pecile
CAPORIACCO
Un giro in bici per tenersi in forma lungo le strade del paese dove si è trasferito a vivere nel febbraio 2009. Sta percorrendo via Gino Nais quando il suo sguardo cade sul tendone dell’Antico Molino F.lli Persello. Su quel tendone campeggia uno stemma noto a Caporiacco, quello dell’omonima famiglia. Alberto di Caporiacco scende dalla bici, osserva, scuote la testa e non appena a casa prende carta e penna e scrive al “Molino” chiedendo spiegazioni della presenza dello stemma ormai millenario, che sanciva la nobiltà della famiglia, non soltanto sul tendone ma – come verrà sapere di lì a poco – anche su tutti i sacchetti e le vaschette dei prodotti in vendita.
È l’inizio di una querelle, un vero e proprio caso che ha fatto il giro della comunità locale, che non ha ancora trovato la parola fine e che è stato finora punteggiato da una serie di colloqui tra lo stesso di Caporiacco o dei suoi familiari e i responsabili del mulino, i fratelli Mario e Doris, e da tante mail che lo stesso di Caporiacco ha inviato agli interessati per ottenere sia spiegazioni sia - a suo dire – “giustizia”. «Ho più volte chiesto loro – spiega Alberto di Caporiacco – in base a che cosa si siano sentiti in diritto di impossessarsi dello stemma inserendo in logo di una ditta sicchè, tout court, uno potrebbe considerare che fosse lo stemma della famiglia Persello. Ovviamente lamento un danno e ho fatto presente al “Molino” che intendo essere risarcito». Di Caporiacco ricorda pure che i fratelli Persello hanno un centinaio di rivendite disseminate in Friuli e Veneto che lo stemma sui prodotti sia presente ormai da 4 anni.
Dal canto suo, Mario Persello fa notare che sì quello stemma, sia pure in maniera poco visibile e con altri colori compare sui prodotti in vendita. Ma aggiunge subito dopo due cose e cioè che quello stemma è già stato tolto sia dal tendone, sia dal furgone e che una volta terminati i sacchetti in vendita non comparirà più su alcun prodotto. «Non c’era – aggiunge – alcuna intenzione di approfittare di quello stemma. Anche perché lo stesso stemma è presente, sempre qui a Caporiacco, anche all’ingresso del centro di cultura Papa Luciani, in canonica, in altre abitazioni, sugli stendardi paesani e sulla carta intestata dello stessa comunità Luciani». Ma la spiegazione non ha appagato di Caporiacco. Che ha deciso di rivolgersi all’antitrust (l’autorità garante delle concorrenza e del mercato) per concorrenza sleale «Nei confronti degli altrui rivenditori di simili prodotti, posto che l’uso di uno stemma prestigioso non è stato in alcun modo autorizzato». Infine, dopo lunghi riferimento al Diritto, di Caporiacco conclude che «l’uso non autorizzato da parte dei Persello di uno stemma che è identificativo della famiglia di Caporiacco rappresenta una usurpazione del nome, a mio avviso suscettibile di tutela penale». Ma per adesso, si dice soltanto «costretto a fargli causa civile».
La seconda replica a di Caporiacco è affidata a Paolo Pastre, legale della famiglia Persello: «A tutt’oggi, al di là della richiesta di denaro, non ci è pervenuta alcuna denuncia. Non credo che abbia alcun diritto di quello che vanta. Ma se ne è convinto vada in tribunale e pretenda i suoi diritti in sede giudiziaria. Insomma, allo stato non c’è nulla. E per quanto ne so, lo stemma è stato tolto per porre fine a settimane di reiterate richieste».
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