Il diluvio, i caroselli e la festa in centro: Pordenone in serie B, i nostri ragazzi hanno fatto la storia

Dal Bottecchia a piazza XX settembre, un'unica onda di passione. E Lovisa: "Restiamo qui e facciamo lo stadio nuovo"

PORDENONE. Alla fine le lacrime di Gian Paolo Zuzzi dicono tutto. Testimoniano la sofferenza, la gioia, la fatica, la speranza di un uomo che per questa società ha davvero dato tutto, a cominciare dal “sacrificio” del suo Don Bosco nel 2004 per far ripartire il Pordenone dalla Promozione invece che dalla Terza categoria. «Siamo in paradiso, ora speriamo di trovarci anche qualche santo».

E la sua “preghiera” è stata subito esaudita: il presidente Mauro Lovisa, il principale artefice del “miracolo” neroverde, ha confermato davanti a tutti i tifosi, in piazza XX Settembre, che la squadra non si muoverà dalla città. E avrà, in un prossimo futuro, uno stadio tutto nuovo e tutto suo.

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Le dolci note

Musica soave per i sostenitore dei ramarri, che questo volevano sentirsi dire. L’hanno chiesto a gran voce sui social per settimane, l’hanno ribadito ieri dagli spalti, urlando “Giù le mani dal Pordenone”, alludendo alle “sirene” trevigiane. I tremila del Bottecchia, la folla in piazza, l’urlo di gioia per la straordinaria promozione conquistata hanno smosso qualcosa nel presidente.

Ma non si vive di soli emozioni, e se Lovisa ha detto ciò che ha detto, i motivi sono, ovviamente, anche altri. «Io e i miei soci abbiamo deciso che rimarremo a Pordenone e assieme al sindaco abbiamo stabilito che costruiremo lo stadio nuovo». Queste le parole pronunciate dal patron sul palco in piazza. E in quel momento i cuori dei tifosi, già messi a dura prova, hanno cominciato a battere ancora più forte.



Gli artefici

Di certo dietro queste parole al miele c’è anche molto lavoro svolto dal primo cittadino e dal consigliere regionale Sergio Bolzonello, da sempre vicinissimo alla squadra, colui che ne ha favorito la rinascita, il “costruttore” del centro sportivo De Marchi, colui che negli ultimi mesi si è speso instancabilmente nella ricerca di nuovi partner in grado di sostenere la società neroverde. E che ieri sera non riusciva quasi a parlare per la commozione. Qualcosa si è mosso, al di là del crowdfunding. Al momento si sa soltanto che trattasi di un imprenditore non pordenonese, pare veneto. Nei prossimi giorni se ne saprà di più.

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Pioggia e tensione

Questo è ancora e soprattutto il momento della festa, esplosa dopo il triplice fischio, quando per incanto ha smesso di diluviare all’improvviso, dopo dieci ore di pioggia ininterrotta, gelo, vento e un campo pesantissimo, che ha condizionato lo svolgimento della partita con la Giana Erminio, penultima di campionato, ma non la voglia di vincere del Pordenone.

Doveva conquistare i tre punti per non dipendere dalla Triestina, la squadra di Tesser. E i tre punti li ha conquistati, con forza e cattiveria agonistica, tramutando la tensione in forza d’urto e facendo la voce grossa al cospetto di una squadra certamente inferiore, ma che sul campo pesante poteva avere gioco relativamente facile nella ricerca del punticino che le serviva per la salvezza (poi arrivata comunque grazie alla sconfitta del Renate).

L’attesa era tanta, la tensione anche. Il meteo non ha aiutato il prepartita dei tifosi più caldi del Pordenone, per la partita che poteva portare la squadra e la città nella storia.

Nonostante la pioggia, i gruppi organizzati di tifosi già alcune ore prima della partita si sono attrezzati con dei gazebo per vivere insieme la vigilia dell’appuntamento più importante dell’anno. Disposti nella gradinata del Bottecchia – per l’ultima partita di campionato tra le mura di quella che è stata la casa del Pordenone per quasi un secolo – i Supporters e i Bandoleros hanno esposto la coreografia preparata per l’occasione.

Un primo tempo di tifo intenso, coinvolgendo anche le tante persone che ieri erano sugli spalti anche per la prima volta. Il primo gol del Pordenone ha rotto tutta la tensione tra i tifosi in gradinata, e il primo tempo sul 3 a 1 ha rasserenato gli animi. La preoccupazione è arrivata tra prima della ripresa, quando hanno iniziato a girare le voci di una possibile sospensione dell’incontro.

Al fischio finale, con la squadra sotto il settore, tanti cori e affetto per i neroverdi, e tante lacrime tra i tifosi. E a sera, senza pioggia, la feste degli ultras è proseguita nel parcheggio del Bottecchia. Il serpentone neroverde si è poi mosso cantando verso il centro città: una serata storica.

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La festa

Quindi tutti in campo ad abbracciare i protagonisti di questa straordinaria impresa, tra lacrime, strette di mano, selfie, svivoloni sull’erba fradicia, bottiglie di spumante e di birra stappate una dopo l’altra: erano rimaste troppo tempo in frigorifero.

“Siamo in serie B”, con in mezzo la scritta opportunamente tagliata “mai stati”: queste le maglie celebrative sfoggiate dai ramarri dopo la fine del match, rimasti in mutande e in maniche corte nonostante i 7 gradi, l’umidità e il vento che ancora spirava.

T-shirt che sono andate letteralmente a ruba sotto il gazebo allo stadio, mentre la band autrice dell’inno del Pordenone calcio suonava e cantava. Una festa proseguita negli spogliatoi e poi in piazza, assieme ai tifosi, tra caroselli di auto e urla di gioia. I neroverdi sono in serie B. Lo è anvche la città di Pordenone. Tra le grandi del calcio.

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