Il coronavirus alloggia nelle nostre case: ci si infetta a cena con amici e familiari, ecco perchè

UDINE. Il coronavirus alloggia nelle nostre case, viene veicolato da amici e parenti e colpisce soprattutto giovani e adulti. Rispetto alla scorsa primavera quando il bersaglio principale erano gli anziani, ora l’età media degli infettati si è abbassata a 37 anni.

Nelle ultime settimane, cene, feste private ed eventi pubblici hanno favorito la formazione di cluster e focolai trasferiti, in molti casi, anche nelle scuole. Questa la situazione descritta dal professor Fabio Barbone, l’epidemiologo dell’università di Udine e coordinatore della task-force Covid, dopo aver analizzato i 146 casi di venerdì 9 ottobre.



La situazione

E venerdì sul fronte dei numeri è stata una giornata «nera»: 146 casi in un giorno, uno in meno rispetto il dato più alto registrato lo scorso 25 marzo. Parte da qui Barbone per ricordare che, a differenza del periodo del lockdown, oggi «i numeri dei ricoverati nei reparti ospedalieri e in terapia intensiva rappresentano, rispettivamente, l’1 e il 3 per cento della disponibilità. Non abbiamo nessun problema di sostenibilità del sistema ospedaliero».

Questa è una buona notizia. Lo stesso non si può affermare per il sistema territoriale, in particolare per i Dipartimenti di prevenzione, che resta sotto pressione. In isolamento domiciliare si contano 1.162 persone, 23 pazienti sono ricoverati in ospedale e 6 in terapia intensiva. Preoccupa il focolaio con 35 positivi tra i richiedenti asilo accolti nell’ex caserma Cavarzerani di Udine.

Sei i nuovi casi nelle scuole: uno alla primaria di Maniago e altrettanti nei licei Leopardi-Majorana di Pordenone e Dante di Gorizia, all’istituto Agrario di Spilimbergo, nella scuola media di Torviscosa e all’elementare Morpurgo di Trieste. Positivi anche due operatori sanitari e due ospiti delle residenze per anziani a Trieste.

La seconda fase

Nella seconda fase del contagio solo il 5 per cento degli infetti ha più di 70 anni. «Questo significa – continua Barbone – che i contagiati sono persone giovani con sintomi lievi nella stragrande maggioranza dei casi. Questo spiega perché non si riempiono ospedali e terapie intensive».

A differenza degli anziani, i giovani entrano in contatto con un numero maggiore di persone e questo significa – sono sempre le parole di Barbone – «tracciare fino a 30 persone per ognuno». Ecco perché la curva continua a salire. Senza contare che, a differenza della scorsa primavera, non siamo in lockdown. Abbiamo più occasioni di incontro anche perché «si stanno svolgendo matrimoni, cresime e comunioni, tutto quello che era stato rinviato la scorsa primavera».

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La task-force regionale sta monitorando le conseguenze di questi eventi e non è escluso che molti contagi emersi nelle aule scolastiche abbiano avuto origine in famiglia. «Al momento – spiega Barbone – vediamo più casi provenienti da famiglie con componenti positivi al Sars-Cov2. Ci si contagia a casa – ribadisce l’esperto – tra persone giovani e adulti».

Oggi gli anziani infettati sono pochi: «Abbiamo qualche positivo in tre case di riposo che complessivamente fanno piccoli numeri». Barbone lo ribadisce ricordando che a casa il Covid-19 si cura come un’influenza.

La sorveglianza

Ai contagiati Barbone raccomanda di effettuare un monitoraggio attento del proprio stato di salute: le persone positive devono stare in isolamento senza sottovalutare le loro condizioni e senza lasciarsi andare agli stravizi. È meglio evitare di stressare l’organismo.

Barbone lo spiega citando il paziente uno di Codogno che, in una settimana si è fatto due maratone ed è vivo per miracolo. È importante isolare il contagiato in spazi dedicati soprattutto se gli altri componenti della famiglia sono negativi, «questa – insiste Barbone – è una regola essenziale per confinare il contagio».

Purtroppo non tutti se ne rendono conto e sottovalutano questo aspetto. Nel momento in cui la curva del contagio torna a salire è preferibile evitare di incontrare familiari e amici che non si vedono da tempo. Barboni lo sottolinea ricordando l’importanza di indossare la mascherina anche all’esterno a meno che non ci si trovi in ambienti isolati.

«Bisogna tenere gli stessi comportamenti che avevamo adottato nel corso del lockdown» ripete il professore nel ricordare che la mascherina deve coprire bene naso e bocca. La mascherina va cambiata dopo un po’ di ore e le mani vanno lavate spesso. Il coordinatore della task-force Covid invita i giovani a «collaborare per evitare la diffusione dell’infezione».

La nostra società ci impedisce di separare le generazioni e questo fatto non aiuta. «Non neghiamo la pericolosità del coronavirus, temiamo – aggiunge Barbone – che, come in passato, possa tornare a colpire le perone fragili». —


 

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