Quanti tamponi, quanti positivi: in Fvg il rapporto è il più basso del Nord Italia

UDINE. I numeri più delle supposizioni. La matematica, che non mente mai, più delle sensazioni. Due considerazioni, queste, che si possono applicare facilmente anche all’andamento della pandemia all’interno dei confini regionali raffrontando, in particolare, la situazione del Friuli Venezia Giulia con quella delle altre regioni e, soprattutto, con quella dei territori settentrionali.



I numeri attuali – e che fanno riferimento al periodo compreso da inizio pandemia a giovedì – dicono, prima di tutto, che in regione si fanno parecchi tamponi. Davvero tanti, ovviamente in relazione al numero di abitanti. In Friuli Venezia Giulia, stando alle cifre dell’Istat del 1º gennaio, risiedono infatti 1 milione 211 mila 357 persone. In questi mesi, quindi, nelle quattro ex Province sono stati effettuati 439 mila 370 tamponi – saliti a 443 mila 677 aggiornando il dato a venerdì 9 ottobre – che hanno permesso di testare un totale di 194 mila 370 persone, cioè più o meno il 16% della popolazione locale.

Non soltanto, però, perché l’andamento spiega anche l’accelerazione impressa dal 1º settembre a giovedì, in un periodo in cui i laboratori dei Dipartimenti di prevenzione del Friuli Venezia Giulia hanno verificato la positività, o meno, al coronavirus di 41 mila 830 persone, quindi di quasi un quarto del totale in poco più di un mese.



Attenzione, però, perché a dir poco interessante diventa l’analisi dei singoli intervalli. In relazione alla popolazione, ad esempio, si scopre che la Regione possiede un rapporto di 160,4 persone testate ogni mille abitanti.

Meglio, al Nord, hanno fatto soltanto le Province Autonome di Trento e Bolzano e la piccola Valle d’Aosta con il Friuli Venezia Giulia, però, che si piazza allo stesso livello del Veneto di Luca Zaia dove si registra un rapporto di 161,1 cittadini sottoposti a tampone ogni mille abitanti, cioè pressoché identico al nostro.

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La Regione, poi, fa meglio di Piemonte (105,8), Liguria (116,4), Lombardia (139,4) Toscana (145,4) e pure Emilia-Romagna (157,7) a fronte di una media italiana che, invece, non supera il dato di 122,3 persone testate ogni mille abitanti.

La quantità di esami, inoltre, è senza dubbio significativa, ma conta poco se non viene inserita in un’analisi che tenga conto anche del numero dei casi registrati in un determinato territorio. Bene, prendendo il parziale dei contagi da coronavirus aggiornato a giovedì e pari a 5 mila 144 – diventati 5 mila 290 con i 146 di venerdì 9 – dallo scorso 29 febbraio, inserendo il numero dei tamponi effettuati e dividendolo per quello dei contagi si ottiene una cifra pari a 4,2 come incidenza cumulativa grezza di casi positivi ogni mille abitanti.

Un dato di per sè già molto basso e che risalta non soltanto se raffrontato alla media nazionale – 5,6 non dimenticando però i pochi contagi al Sud della scorsa primavera –, ma anche e soprattutto al Nord. Chi si avvicina di più al parziale del Friuli Venezia Giulia è infatti la Toscana con 4,5 cui fa seguito il Veneto (6,1), la Provincia di Bolzano (7,1), l’Emilia-Romagna (8,2), il Piemonte (8,6), la Liguria (9,4), la Lombardia (10,9), la Valle d’Aosta (11) e la Provincia di Trento, maglia nera di questa particolare graduatoria con un’incidenza cumulativa grezza pari a 11,7 casi di positività ogni mille abitanti. —


 

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