«I Magredi sono abbandonati a se stessi»

I naturalisti attaccano: mancano i piani di gestione per far rispettare i divieti. La Regione: stiamo lavorando con i militari

CORDENONS. Si chiamano “magredi” perché erano “prati magri”, ovvero costituiti da una copertura di erbe selvatiche e arbusti con poche esigenze idriche, lambiti dal Cellina e dal Meduna.

Brughiere che parevano sterili. Invece sono terre assai ricche di biodiversità di fauna e flora, a tal punto da essere state considerate dall’Unione europea come “siti di interesse comunitario” (Sic) e zone di protezione speciale (Zps) rientranti nella rete europea di Sic, Natura 2000.

Magredi, un habitat unico tra Cellina e Meduna

Alla base di tutta la normativa che li tutela ci sono le Direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”, recepite dall’Italia.

A cascata un complesso di leggi regionali, di cui la principale è la legge 7 del 2008 che li disciplina come habitat di interesse e prati stabili. Introdotto anche il divieto di fuoristrada, il divieto di dissodamento dei prati stabili, il divieto di pascolo delle greggi.

«Eppure – spiega Mauro Caldana, presidente dell'associazione naturalistica cordenonese, tra le più attive nella conoscenza e tutela dei Magredi (assieme al Wwf) – si potrebbe fare di più. Da anni infatti si parla di Piani di gestione (uno per ogni Sic, ndr) ma ancora non si vedono. Sono urgenti perché servono per attuare la normativa in essere, consentendo migliori controlli a fronte dei divieti e un più chiaro utilizzo delle aree da parte degli enti».

Magredi, sito sfregiato dall’inquinamento da torio

Se i naturalisti e gli ambientalisti scalpitano, l’assessore regionale alla Pianificazione territoriale, Mariagrazia Santoro assicura che «i piani sono allo studio e stanno andando di pari passo con lo studio del nuovo disciplinare d’uso del poligono militare Meduna Cellina».

Parallelamente la Regione al 2012 al 2015 è impegnata nello sviluppo del Progetto “Life Magredi Grasslands” in 4 Sic del Fvg, cofinanziato dall’Unione europea volto alla sensibilizzazione della cittadinanza e alla conservazione delle biodiversità.

Tuttavia, per Caldana si dovrebbe fare di più. «I Magredi sono un ambito naturale di estremo valore, non solo per la botanica: l'aquila, il biancone, rapaci rari si vedono comunemente. Il cuore di questo habitat coincide con il poligono militare Cellina Meduna».

Se da un lato, appartenendo queste terre al demanio, le si garantisce dall’alienazione a privati, dall’altro le antenne dei naturalisti restano alte per i rischi che le esercitazioni militari comportano per l'habitat prezioso dei Magredi.

«I principali problemi che oggi richiederebbero interventi d’urgenza – dice Caldana – sono l’infoltimento arbustivo che sta facendo sparire zone di parto stabile, i frequenti dissodamenti abusivi degli stessi, l’ingresso, nonostante i divieti, di messi a motore che sono difficili da controllare (vista anche la vastità dell’area). Per tutto questo servono i Piani di gestione che consentano ai divieti di essere attuati».

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