Guerra all'influenza, tutto quello che c'è da sapere sui vaccini

L’influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per l’attuazione delle misure di controllo e la gestione dei casi e delle complicanze ed è tra le poche malattie infettive che di fatto ogni uomo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza indipendentemente dallo stile di vita, dall’età e dal luogo in cui vive.

Per ridurre l’indice di morbosità, le complicanze e mortalità – in casi gravi di patologie correlate può sopraggiungere anche il decesso e in regione lo scorso anno furono nove i casi di persone tra i 50 e i 70 anni ricoverate in rianimazione – esiste il vaccino antinfluenzale. La campagna in Friuli Venezia Giulia scatterà il 26 ottobre.
L’Organizzazione mondiale della sanità e il piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-19 riportano, tra gli obiettivi di copertura per la vaccinazione antinfluenzale, il 75% come soglia minima perseguibile e il 95% per gli ultrasessantacinquenni e gruppi a rischio.
Uno su dieci a letto
Furono 5 milioni e 500 mila gli italiani costretti a stare a letto per l’influenza nel 2016. Il picco epidemico è stato raggiunto nell’ultima settimana del 2016 in anticipo di circa quattro settimane rispetto alle stagioni precedenti con un livello di incidenza pari a 9,5 casi per mille assistiti.

Il periodo epidemico (incidenza superiore a 2,44 casi per mille assistiti) ha avuto una durata di 12 settimane. L’incidenza cumulativa osservata nelle due fasce di età pediatrica è stata di 230 casi per mille assistiti nella fascia di età 0-4 anni e di 133 casi nella fascia di età 5-14 anni.
In aumento i vaccinati
Dopo un iniziale aumento nella prima metà degli anni 2000 si è osservata dal 2010 una riduzione della copertura vaccinale negli ultrasessantacinquenni con un minimo storico registrato nella stagione 2014/15, mentre nelle ultime due stagioni c’è stato un lieve aumento.
Nella stagione 2016/17, l’aumento è stato generalizzato in tutte le regioni italiane e la copertura più bassa è stata registrata nella provincia di Bolzano (37,9%) e quella più alta in Umbria (63,6%).

Seguendo il trend nazionale, è aumentato il numero di friulani che si è sottoposto alla vaccinazione antinfluenzale, senza però raggiungere il livello dei primi anni duemila quando si riuscì a coprire il 71 per cento degli ultrasessantacinquenni e dei soggetti con patologie croniche.
Complessivamente nel 2016 si è vaccinato il 53,4% della popolazione (207mila 631 persone) a cui è stata consigliata la misura di prevenzione.
Profilassi dal 26 ottobre
Da giovedì 26 ottobre scatterà la campagna per l’antinfluenzale. I volantini che verranno distribuiti tra la popolazione richiameranno le immagini dei virus (in sostituzione dei pallini). Sarà possibile recarsi per la somministrazione dai medici di medicina generale, dai pediatri e in alcune giornate – sono ancora da stabilire e verranno inserite sul sito della Regione – nelle Aziende sanitarie.

Il messaggio – “La salute è un bene prezioso e va protetta per tutta la vita” questo è il titolo delle locandine – sarà veicolato in quattro lingue (italiano, friulano, sloveno, tedesco).
Copertura per otto mesi
Occorre sottolineare che la protezione indotta dal vaccino comincia due settimane dopo l’inoculazione e perdura per un periodo di sei-otto mesi, poi tende a declinare. Per tale motivo, e perché possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario sottoporsi a vaccinazione all’inizio di ogni nuova stagione influenzale.
Una sola dose di vaccino è sufficiente per i soggetti di tutte le età, con esclusione dei bimbi. Infatti, per i bambini al di sotto dei 9 anni di età, mai vaccinati in precedenza, si raccomandano due dosi di vaccino antinfluenzale stagionale, da somministrare a distanza di almeno quattro settimane.
Il Censis: gli italiani sottovalutano l'influenza
Di influenza si può morire, eppure gli italiani continuano a sottovalutare questa infezione, facendo poco o nulla per prevenirla o per limitarne le complicanze.
Una situazione che nel 2016/17 è addirittura esplosa: «Lo scorso inverno si stima infatti che siano stati tra i 15 e i18 mila gli anziani deceduti in Italia per complicanze dell’influenza, contro una media di decessi negli anni precedenti pari a circa 8.000», ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, sottolineando l’importanza della vaccinazione antinfluenzale per questa fascia di popolazione in vista della prossima stagione influenzale.
Il dato coincide infatti con il calo della copertura vaccinale: nella stagione 2016/17 si è vaccinato solo il 52,6% delle persone dai 65 anni in su. Se si tiene conto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa l’obiettivo ideale della copertura vaccinale dell’anziano al 95% e l’obiettivo minimo al 75%, si comprende quanto insoddisfacente sia la situazione.
In Italia, il miglior risultato mai ottenuto in Italia è stato il 68,2% del 2005-2006. La progressiva flessione osservata negli anni successivi si è paradossalmente accentuata dopo la comparsa, nel 2009, del nuovo virus pandemico H1N1, rivelatosi meno pericoloso di quanto paventato.
All’inizio di una nuova campagna vaccinale contro l’influenza, Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, invita a perciò a favorire il massimo possibile dell’adesione al vaccino da parte degli anziani, delle persone portatrici di patologie croniche debilitanti, delle persone in marcato sovrappeso e delle gravide. Se gli italiani, in base alle ricerche a disposizione, conoscono bene l’influenza, sembra che ne sottovalutino i rischi e, in molti casi, non sanno che questa malattia può essere fatale.
È quanto emerge dalla ricerca del Censis su un campione di mille italiani dai 50 anni in su. Secondo l’indagine solo il 57,7% degli intervistati sa che può dar luogo a complicanze cardiocircolatorie. E solo Il 43% pensa che l’influenza può avere complicanze che possono portare alla morte (il dato sale al 48,5% tra i più istruiti) e solo il 3,4% ammette di avere molta paura dell’influenza.
Come si comportano gli italiani
Ma come si comportano gli italiani quando si accorgono di aver preso l’influenza: il 16% contatta immediatamente il medico, il 45,8% si rivolge al medico solo se i sintomi non migliorano, il 24,4% si cura autonomamente con farmaci da banco e il 13,8% lascia che l’influenza «faccia il suo corso».
In vista della campagna per l’uso appropriato degli antibiotici, Simit ricorda inoltre che l’influenza è causata da virus del tutto insensibili agli antibiotici e che le sindromi influenzali sono la condizione più frequente per un impiego futile di questi farmaci, il cui impiego va considerato solo nei casi con sovrainfezioni batteriche accertate o realmente probabili.
In una popolazione tendenzialmente longeva, in cui il numero assoluto delle persone molto anziane sta aumentando anche per il maggior numero di nati negli anni successivi alla Prima guerra mondiale rispetto a quanto accaduto negli anni di guerra (le generazioni della Prima guerra sono state anche più falcidiate delle successive durante la seconda guerra mondiale), il tasso di adesione alle vaccinazioni è fattore prioritario per il contenimento di una mortalità differibile ed evitabile e per impedire il sovraffollamento degli ospedali per acuti, con la conseguente compromissione dell’efficacia degli interventi e dell’efficienza dei servizi sanitari.
«Simit, in collaborazione con le altresocietà scientifiche interessate, intende promuovere un programma che favorisca l’implementazione delle vaccinazioni dei pazienti che appartengono ai gruppi di patologie indicate nel Piano Nazionale di Vaccinazione – aggiunge Massimo Galli, direttore della Divisione clinicizzata di malattie infettive dell’Università di Milano –. Un aspetto indifferibile per il conseguimento di questi obiettivi è l’incremento dell’adesione alla vaccinazione del personale sanitario, che resta molto bassa.
Nel personale sanitario risiedono ancora atteggiamenti “esitanti” nei confronti delle vaccinazioni tanto più ingiustificati, quanto meno è giustificata in queste categorie l’ignoranza dei dati scientifici e la tendenza a dar credito a notizie destituite di fondamento scientifico».
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