Gli sposi del terremoto, quarant'anni fa la cerimonia nel campo di Artegna

ARTEGNA. La foto del loro matrimonio nel campo di Artegna l'hanno riconosciuta in tanti su Facebook, segnalandoci i protagonisti e il momento in cui fu scattata. Un'immagine di quarant'anni fa, il 18 maggio 1976, che sintetizza la determinazione del Friuli ad andare avanti, a non arrendersi al terremoto. Abbiamo ritrovato i due sposi, che ci hanno raccontato la loro storia e i legami nati in quei giorni e che durano ancora oggi.
Nel 1976 Severo De Monte e Bruna Revelant erano fidanzati e avevano programmato di sposarsi a luglio. Quando la terra tremò parve sconvolgere tutti i piani. Artegna pagò un pesante tributo: 35 vittime e il paese sventrato. Dopo tre mesi sarebbero dovuti essere marito e moglie; si ritrovarono volontari a fianco dei militari. I primi giorni non ci fu tempo di pensare: bisognava scavare tra le macerie, soccorrere i feriti e seppellire i morti.
La scossa non riuscì però a piegare la loro forza d'animo, anzi rafforzò la loro determinazione. Tra le macerie lavoravano sempre insieme, coordinati dai militari. «Uno di loro, l'allora capitano del Genova Cavalleria Ferruccio Ricciarelli - racconta De Monte - pensava che fossimo fratello e sorella. Sarebbe stato il nostro testimone di nozze, insieme a una nostra cugina, Rosalia De Monte».
Infatti Bruna e Severo decisero di sposarsi comunque, anticipando le nozze.«La casa che avevamo preparato per il matrimonio- continua De Monte - era stata seriamente danneggiata e qualche tempo dopo venne abbattuta. Noi però volevamo vivere insieme e non ci lasciammo scoraggiare. Dodici giorni dopo la grande scossa eravamo davanti al prete».

«Sono tanti i particolari di quel momento indimenticabile che tornano in mente a guardare la foto», spiega De Monte. Prima di tutto l'organizzazione. I documenti della sposa erano sotto le macerie a Gemona, dov'è nata, ed erano evidentemente irrecuperabili. «La Curia fece arrivare i documenti da Udine, facendo in modo che potessimo sposarci». Celebrarono la cerimonia l'allora parroco di Artegna, don Gelindo Lavaroni, assieme a don Duilio Corgnali e don Angelo Zanello. Nella foto del matrimonio si vede il parroco officiare con un megafono in mano, a una folla variopinta di amici, militari e curiosi. Uniti da quell'evento insolito eppure normale.
Le esigenze del momento obbligarono a una cerimonia spartana, ma non mancarono le tradizioni che rendono tale un matrimonio . Racconta De Monte che «dopo la cerimonia festeggiammo grazie alla torta nuziale offerta dai radioamatori e al dolce preparato dai militari con gli ingredienti delle razioni K di emergenza. E che dire delle rose offerteci da Eleonora Garlant. Abbiamo avuto persino a disposizione una piccola roulotte sistemata e allestita dai volontari, guidati da un campeggiatore esperto quale l'allora segretario comunale Giancarlo Zolletto». Alla festa parteciparono anche volontari e tecnici da Genova, che i due sposi ricordano ancora oggi con affetto.

Nei cinque anni successivi gli sposini vissero in una baracca, dove nacquero due figli, fino al trasloco nella nuova casa nel 1981. Passata l'emergenza non svanirono però gli affetti. «Quando possiamo, come in questi giorni, ci prendiamo dei periodi per viaggiare, magari andando a trovare le persone che da tutta Italia erano finite ad Artegna per dare una mano. Tanti viaggi di nozze in cambio di quello che allora non potemmo fare. In questi giorni siamo stati da un amico di Forlì, allora tenente di complemento ma continuiamo a vedere anche il nostro testimone e molte altre persone», dice De Monte.
Ed è in queste relazioni persistenti che Bruna e Severo riconoscono la più importante eredità che quei giorni tragici lasciarono ai friulani. «Ancora oggi, a quaranta anni di distanza, ripensiamo spesso a tutte le persone, organizzazioni, enti che sono intervenuti ad Artegna e nell'intera zona terremotata a portare le loro competenze, il loro lavoro con passione, generosità e professionalità». Il Friuli ripartì da quell'affetto.
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