Giallo di Varmo, il precedente di Camino al Tagliamento:"Tante analogie con la morte di mio figlio"

Richard Nolan Gonsalves venne avvelenato nell'estate del 1999: aveva 33 anni. A raccontarci le analogie con la vicenda della famiglia Del Zotto è iul padre Robert Gonsalves: "Le similitudini sono ovvie: il tipo di veleno e la vicinanza tra i due luoghi. Sono molto interessato e mi metto a disposizione degli investigatori italiani"

«Sono molto interessato agli sviluppi di questa vicenda e sono pronto a dare il mio contributo alle autorità italiane per cercare di risolvere questo mistero». Rispondendo a una e-mail inviatagli dal Messaggero Veneto, il professor Robert Gonsalves – direttamente da Boston, negli Stati Uniti – si mette oggi a disposizione degli inquirenti che in Lombardia e in Friuli stanno indagando sul caso degli avvelenamenti da tallio a Santa Marizza di Varmo, località che dista appena sei chilometri da Camino al Tagliamento dove, nell’estate del 1999, venne mortalmente avvelenato suo figlio, Richard Nolan Gonsalves, di 33 anni. A quest’ultimo fu fatale l’aver sorseggiato una birra appena prelevata dal frigorifero della casa in cui si trovava quel 16 luglio 1999, ossia la villa di Camino al Tagliamento di proprietà della suocera, Maria Teresa Calzolari. Dopo aver bevuto un po’ di quella birra, Richard avvertì un sapore disgustoso.

Nel giro di due giorni e dopo aver avvertito dolori atroci, l’architetto americano morì all’ospedale di Udine. Si scoprì poi che in quella bottiglia qualcuno – rimasto ignoto – aveva versato una potentissima dose di topicida, a base di solfato di tallio. La Procura di Udine aprì un’inchiesta per omicidio volontario, ma non fu possibile arrivare con certezza a un possibile colpevole. Il caso – dopo accertamenti approfonditi e con l’interessamento dell’Fbi – fu archiviato. Il magistrato inquirente di allora, Giancarlo Buonocore, nella sua richiesta di archiviazione ricordò tutte le piste percorse e indicò alcune persone sospettate, ma spiegò anche di non aver raccolto elementi certi. Inevitabile, dunque, la chiusura della vicenda con l’archiviazione.

Ricordando l’inchiesta di allora e le difficoltà incontrate nelle indagini, il professor Gonsalves non ha potuto fare a meno di notare le macroscopiche coincidenze tra le due vicende avvenute a distanza di diciotto anni. «Le analogie fra i due casi sono ovvie: il tipo di veleno e la vicinanza fra i due luoghi – ha sottolineato Robert Gonsalves – . Queste due vicende creano una affascinante suggestione sulla relazione tra i decessi». «Devo tuttavia notare – prosegue Gonsalves – che potrebbero esserci stati anche molti altri casi come quello della famiglia di Santa Marizza di Varmo. Nel caso di Richard, per esempio, soltanto l’enorme clamore suscitato dalla sua morte fece scoprire alla polizia e ai medici l’origine della morte».

«Vedo anche alcune differenze tra le morti della famiglia e quella di mio figlio – prosegue – . Richard sembra essere stato vittima di un attacco mirato, mentre in questi eventi più recenti un’intera famiglia sembra essere stata un possibile obiettivo. Per quanto riguarda la vicenda di Richard, c’erano due birre con il tallio nel frigorifero della suocera. Una aveva una dose letale e uccise mio figlio. L’altra conteneva soltanto alcune tracce di tallio.

Dunque, o la signora Calzolari comprò due birre avvelenate da qualche “terrorista” in un negozio, oppure qualcuno, non un estraneo, le mise nel frigorifero della villa. In quest’ultimo caso, furono messe in frigo durante una festa dieci giorni prima che Richard bevesse dalla bottiglia avvelenata oppure furono messe in frigo da qualcuno che aveva accesso alla cucina nel periodo che va dalla festa all’arrivo di Richard». «Nel caso recente della famiglia Del Zotto – sottolinea Gonsalves – i decessi sono avvenuti alcuni giorni dopo che la signora si sentisse male. Gli altri componenti della famiglia si sono ammalati in seguito. E ciò è in contrasto con quello che accadde a Richard che si accorse che qualcosa non andava subito dopo aver bevuto i primi sorsi della birra, tanto che in pochi minuti vomitò».

Questi due casi, per ora, nonostante le analogie, non sono considerati legati dagli inquirenti. La vicenda del 1999 non viene ufficialmente inserita nelle indagini della Procura di Monza e dei carabinieri.
 

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