Due lettere e un’accusa dalla dodicenne vittima dei bulli

Pordenone, «adesso sarete contenti». Dispetti, scherzi telefonici, quaderni spariti, lancio di oggetti. «Puoi anche suicidarti». La madre: «Non si trovava bene, ma mai avrei pensato a un malessere così grande»

PORDENONE. «Dentro di me sento un dolore più grande di quello fisico». Parole che pesano come macigni, perché sono sgorgate dalla bocca di una bimba di dodici anni appena.

Ieri, in ospedale, con gli infermieri che le chiedevano perché l’avesse fatto, la bimba ha aperto il suo cuore. Era da tanto tempo che aveva preso questa decisione.

Persino alcuni coetanei, secondo quanto ha riferito, le avrebbero detto: «Puoi anche suicidarti».

Ai genitori, però, ha taciuto le proporzioni di ciò che la divorava dentro. «Non volevo farli preoccupare», ha rivelato la piccola. Ieri tutte le sue emozioni sono esplose.

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Quando era a terra, sul selciato del cortile di casa, con un filo di voce la piccola ha sussurrato alla mamma: «Oggi dovevo tornare a scuola dopo la malattia, ma io non ce la facevo a rientrare in quella classe. Ieri sera volevo gridare al mondo il mio stato d’animo e non ci riuscivo, non ho avuto il coraggio di dirlo».

La mamma aveva intuito che la figlia viveva situazioni di disagio a scuola, a causa di alcuni compagni, forse più grandi di lei, ma al vicino ha riferito: «Mai avrei pensato a un malessere così grande».

Il padre si era accorto che qualcosa non andava, negli ultimi giorni, ma la figlia non aveva dato spiegazioni.

C’erano stati dispetti, scherzi telefonici anonimi, quaderni spariti e anche lancio di oggetti in classe, che la dodicenne aveva annotato in un biglietto, consegnato a settembre a scuola. La bimba, poi, si era anche rivolta a una psicologa, senza che emergessero, tuttavia, elementi tali da destare preoccupazione nell’istituto.

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Si era aperta, invece, molto con le sue amiche in chat, raccontando di essere vittima di episodi di bullismo e confidando anche di voler porre fine alle sue sofferenze.

Né a scuola, né in famiglia, invece, erano state colte avvisaglie che la piccola stesse covando un simile proposito. Invece, in un cassetto della scrivania della sua cameretta la dodicenne aveva lasciato due lettere, scritte con le lacrime agli occhi su fogli di quaderno otto giorni prima.

Una lettera d’addio piena d’amore per i suoi genitori, in cui rivelava la sua sofferenza e li implorava di capire e perdonare il suo gesto.

Le ore passate a piangere nella sua cameretta per colpa dei bulli si erano conficcate nel cuore facendola morire dentro.

La disperazione di arrecare altro dolore ai suoi genitori, con una scelta, però, non più rinviabile, nella sua convinzione.

E poi una seconda lettera, rivolta ai suoi compagni di classe, in cui spiegava la sua esasperazione. «Ora sarete contenti». Distinguendo, tuttavia, fra chi aveva cercato di confortarla, volendole bene e chi, invece, si era comportato male con lei, criticandola e facendola soffrire.

Proprio a lei, gli investigatori chiederanno chiarimenti. La piccola potrebbe essere già sentita oggi in audizione protetta, alla presenza di una psicologa.

Attraverso la sua testimonianza gli investigatori della polizia e la Procura dei minorenni di Trieste potranno fare luce sulle ragioni che l’hanno spinta a un simile gesto. E individuare gli eventuali profili di responsabilità.

Un’indagine delicatissima, dal momento che i potenziali “aguzzini”, qualora fossero trovati dei collegamenti fra la reazione della bimba e comportamenti altrui, potrebbero essere suoi coetanei.

Minorenni che potrebbero anche non essersi resi conto della gravità o portata di certe loro asserzioni.

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