Caccia alla verità nei telefonini e nel tablet
PORDENONE. Che cosa ha scatenato il gesto estremo della dodicenne? La ragazzina è rimasta a casa da scuola per una settimana. I suoi unici contatti con il mondo esterno sono avvenuti tramite i social network e le chat sul cellulare.
Per questa ragione la procura per i minorenni di Trieste ha disposto il sequestro dei devices nella disponibilità della ragazzina, due cellulari e un tablet, trovati nella sua cameretta. L’inchiesta è coordinata dal pm Sara De Grassi.
Si cercano possibili collegamenti fra le accuse formulate dalla dodicenne nella lettera d’addio indirizzata ai suoi compagni di classe e l’eventuale comportamento di qualche coetaneo.
Gli agenti della squadra volante in collaborazione con i colleghi della polizia scientifica e della polizia postale stanno acquisendo informazioni in merito alla messaggeria del telefono cellulare della ragazzina e alla eventuale attività nei social network.
Appena le condizioni della dodicenne lo consentiranno, la Procura per i minori disporrà un’audizione protetta, che potrebbe essere fissata già nella giornata odierna, visto che la ragazzina è stata dichiarata fuori pericolo. Solo dopo che la dodicenne avrà circostanziato possibili accuse gli investigatori potranno sentire, con le medesime modalità, eventuali minorenni coinvolti nella vicenda.
Dalle parole della dodicenne si passerà ad analizzare le frasi che amici e coetanei hanno postato nelle chat, nei social e nei profili, forse anche in quelli che consentono di restare anonimi.
Le due lettere scritte dalla ragazzina e gli appunti della vittima del presunto episodio di bullismo sono stati presi in consegna dalla polizia scientifica, intervenuta ieri mattina sul luogo della caduta insieme con gli agenti della volante.
Volanti, n collaborazione con i colleghi della polizia scientifica e della polizia postale stanno acquisendo informazioni in merito ai messaggi del telefono cellulare della ragazzina e alla eventuale attività nei social network.
Gli investigatori non escludono nulla e non formulano ipotesi prima di accedere ai dati e alle conversazioni acquisite dai supporti informatici sequestrati. È proprio negli sms e nei social network che potrebbe trovarsi la soluzione del caso.
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