Dj Fexter resta in cella: dopo l’estradizione la condanna a quindici anni

Il colombiano amato dal popolo della notte abitava a Udine. Colpevole di traffico di droga e armi e di tentato omicidio

UDINE. Lo avevano bollato come uno dei latitanti più pericolosi e ricercati fuori dalla Colombia, lo avevano arrestato con un blitz in pieno giorno, atterrandolo e ammanettandolo mentre camminava lungo viale Palmanova, e lo avevano indicato come un narcotrafficante e un sicario al soldo dei Rastrojos, l’allora organizzazione paramilitare collegata al cartello di Medelin.

Latitanza finita: dj Fexter è stato estradato

Ma a Udine, dove abitava con la madre e le sorelle dal 2010, in molti si erano schierati dalla sua parte. Il “popolo della notte” nordestina, quello formato dai tanti giovani che lo avevano conosciuto e apprezzato per la musica suonata nei locali, aveva pensato a un clamoroso errore di persona.

I fatti hanno dimostrato come a sbagliarsi siano stati proprio i suoi tanti amici e sostenitori. Fernsterbein Fernando Ramirez Melendez, 31 anni, meglio noto come dj Fexter, è stato condannato a 15 anni di reclusione.

Tecnicamente, si è trattato di un patteggiamento. Il tribunale speciale di San Andrés ha applicato la pena concordata tra l’Ufficio del procuratore generale e il suo difensore, Guillermo Elias Montoya Ocampo. Il giovane dovrà anche versare una multa calcolata in 400 salari minimi mensili (l’equivalente di 737 mila pesos al mese, per un totale di quasi 92 mila euro).

Latitanza finita: dj Fexter è stato estradato

Così come in Italia, anche in Colombia è prevista la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Non essendo stata appellata, la pena è già diventata definitiva.

La notizia è rimbalzata oltreoceano dai siti on-line di alcune testate giornalistiche sudamericane.

Asilo politico negato al Dj Fexter, latitante pericoloso

A quanto riportato dalla stampa locale, Fexter è stato riconosciuto colpevole di concorso in associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, fabbricazione, traffico e porto di armi e munizioni, sequestro di persona e tentato omicidio.

La sua estradizione risale allo scorso 28 agosto. Venuti meno anche gli ultimi tentativi del difensore italiano, l’avvocato Piero Colle, di evitargli il ritorno in patria - con il doppio rigetto del ricorso presentato in Cassazione contro la decisione della Corte d’appello di Trieste di non concedergli l’asilo politico, e di quello parallelamente depositato al Tar del Lazio per questioni di natura amministrativa -, gli agenti dell’Interpol di Roma, divisione operativa del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, e i loro colleghi di Bogotà lo avevano prelevato dal carcere di Rebibbia, dov’era stato trasferito qualche settimana prima, e imbarcato a Fiumicino su un aereo diretto in Colombia.

I guai in Italia, per dj Fexter, erano cominciati il 20 ottobre 2015, quando militari della Guardia di finanza e poliziotti armati fino ai denti e con il volto incappucciato lo avevano arrestato a due passi da casa, in virtù di un mandato di cattura internazionale emesso il mese prima dal tribunale dell’isola di San Andrés, crocevia colombiana dei traffici illeciti controllati dalla banda dei Rastrojos.

L’avvocato Colle aveva fatto tutto il possibile per impedirne l’estradizione, temendo ritorsioni da parte dei narcos. «Gliel’hanno giurata, proprio perchè ha preso le distanze da quel mondo», aveva affermato il difensore.

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