Latitanza finita: dj Fexter è stato estradato

Il colombiano accusato di essere un pericoloso narcotrafficante è stato riaccompagnato in patria dagli agenti dell’Interpol

UDINE. La latitanza di dj Fexter in Italia è terminata. Venuti meno anche gli ultimi tentativi della difesa di evitargli l’estradizione - con il doppio rigetto del ricorso presentato in Cassazione contro la decisione della Corte d’appello di Trieste di non concedergli l’asilo politico, e di quello parallelamente depositato al Tar del Lazio per questioni di natura amministrativa -, gli agenti dell’Interpol di Bogotà e i loro colleghi di Roma hanno prelevato il 30enne Fernsterbein Fernando Ramirez Melendez dal carcere di Rebibbia, dov’era stato trasferito qualche settimana fa, e lo hanno imbarcato a Fiumicino su un aereo diretto in Colombia.

Latitanza finita: dj Fexter è stato estradato

La notizia della partenza di Fexter, che a Udine, dove abitava con la madre e le sorelle, era arrivato nel 2010, e che con la sua attività di dj nei locali notturni del Triveneto aveva conquistato la simpatia di frotte di giovani, è rimbalzata in città mentre lui si trovava già in volo.

Negli ambienti investigativi, in realtà, l’operazione era attesa già per l’inizio del mese. A determinare lo slittamento è stata la sospensione dell’esecuzione del provvedimento nel frattempo disposta dai giudici del Tar, che per dirimere in fretta la questione hanno comunque fissato l’udienza in sessione feriale e deposito in questi giorni la sentenza.

Il giovane era stato arrestato il 20 ottobre dell’anno scorso, nel corso di un blitz condotto in pieno giorno, lungo viale Palmanova, da militari della Guardia di finanza e poliziotti armati fino ai denti e con il volto incappucciato. Fexter era stato bloccato e ammanettato a pochi metri da casa, in virtù di un mandato di cattura internazionale emesso il mese prima dal tribunale dell’isola di San Andres, crocevia colombiana dei traffici illeciti controllati dalla banda dei Rastrojos.

Indicato come uno dei latitanti più pericolosi e ricercati - “los mas buscados” - tra i boss scappati dalla terra dei cartelli del narcotraffico, Fexter era accusato di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, estorsione, tentato omicidio e sequestro di persona.

Ed è di questo che, ora, dovrà rispondere, nel processo cui sarà sottoposto in patria. Accuse che, stando al codice penale in vigore in Colombia, potrebbero costargli la condanna a una pena che va dai 15 ai 20 anni di reclusione. Ma a preoccupare Fexter e, con lui, anche i suoi familiari e l’avvocato Piero Colle, che lo difende, non sono soltanto gli esiti del procedimento penale.

Secondo il legale, esiste il rischio concreto di ritorsioni a suo carico da parte dei narcos di San Andres. «Gliel’hanno giurata, proprio perchè lui ha preso le distanze da quel mondo», aveva argomentato nei mesi scorsi l’avvocato Colle, nel presentare domanda di asilo politico. Nel chiedere, cioè, che il dj fosse protetto «per motivi umanitari» dal Paese in cui anni prima si era rifugiato per sfuggire ai propri aguzzini.

Era il 2011 e le strade dell’isola cominciarono a essere tappezzate di fogli: le “liste nere” dell’organizzazione criminale. Cos’altro poteva significare quell’elenco di nomi (17 in tutto), ciascuno accompagnato dal relativo “alias”, con due rivoltelle fotografate sullo sfondo e la scritta “Saranno puniti”? Chiara la minaccia e inequivocabile il messaggio, secondo il legale, visto che tutti o quasi i personaggi che, al pari di Fexter, comparivano sul macabro volantino erano già stati brutalmente assassinati.

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