Asilo politico negato al Dj Fexter, latitante pericoloso

UDINE. Niente asilo politico per il Dj Fexter, la Corte d’Appello di Trieste ha accolto la richiesta di estradizione nei suoi confronti. Per il 29enne Fernsterbein Fernando Ramirez Melendez, meglio noto come Dj Fexter, si profila concretamente la possibilità di un ritorno in Colombia da dove, a settembre, era stato spiccato un mandato di cattura internazionale a suo carico.
Un’ipotesi che lo terrorizza poichè, come ha assicurato il suo legale difensore, avvocato Piero Colle, «ha concreti motivi per temere per la propria incolumità se torna in quel Paese».
È proprio sulla base di quel mandato, emesso dall’isola di San Andreas, crocevia colombiano di traffici illeciti controllati dalla banda di Rastrojos, che lo scorso 20 ottobre i militari della Guardia di finanza lo avevano arrestato in viale Palmanova con un blitz in pieno giorno.
Era stato indicato come uno dei latitanti più pericolosi e ricercati tra i boss fuggiti dalla terra dei cartelli del narcotraffico, tant’è che gli attribuivano accuse di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, estorsione, tentato omicidio e sequestro di persona. Eppure Dj Fexter, amatissimo dal “popolo della notte” che ha manifestato anche davanti al tribunale per opporsi alla sua estradizione, lo conosceva sotto tutt’altra luce.
Da tempo, infatti, lavorava nei locali notturni dei Triveneto e conduceva una vita del tutto normale. Anche la “Defenseria del pueblo”, un organo costituzionale autonomo colombiano, si è schierata a suo favore con un documento che l’avvocato Colle ha consegnato al giudice della Corte d’appello di Trieste Piervalerio Reinotti. Evidentemente, la pur corposa documentazione prodotta dalla difesa non è bastata a convincere i giudici della Corte d’Appello.
Fexter ieri era in aula, assieme alle sorelle e alla mamma che in questi mesi gli sono state vicine. Non ha commentato, ha solo chiesto al suo difensore quale sarebbe stata la sua sorte.
«Ora la sola strada che possiamo percorrere è quella del ricorso in Cassazione contro il pronunciamento della Corte d’Appello sull’estradizione – è l’opinione dell’avvocato Colle –. Andremo inoltre ad impugnare presso il tribunale di Trieste la decisione della Commissione territoriale di Gorizia che gli ha negato l’asilo politico richiesto per motivi umanitari».
Due strade che rappresentano l’ultima ratio. «I primi giorni della prossima settimana faremo il punto della situazione e valuteremo quali azioni intraprendere – annuncia l’avvocato Colle – la Corte d’Appello ha verificato la richiesta di estradizione, il suo invio entro i termini previsti e l’ha accolta sulla base di una correttezza documentale verificando che i reati contestati che sono considerati tali anche in Italia e lavandosi le mani di ciò che un provvedimento di estradizione nei suoi confronti potrebbe comportare».
La decisione della Corte d’Appello è giunta come un fulmine e ciel sereno, poichè la difesa si era giocata un vero e proprio “asso vincente” producendo una memoria difensiva nella quale venivano smontate le gravi accuse mosse a Ramirez dal suo grande accusatore Alfonso Figueroa.
Quest’ultimo, detenuto in carcere in Colombia, aveva scritto una lettera certificata in cui smentiva tutte le accuse mosse nei confronti del connazionale in seguito alle pressioni esterne. Un documento che, nel riabilitare Fernsterbein, aveva anche evidenziato come quest’ultimo fosse finito su una lista nera che oltre allo stesso Fexter comprendeva altri 16 nomi di persone brutalmente assassinate.
Il legale difensore del Dj al termine dell’udienza di ieri non ha nascosto la propria delusione «perché – ha constatato – si è dato peso puramente a un aspetto formale disattendendo quello che è un aspetto sostanziale. È stata scelta la via più semplice – ha concluso –, rispondendo con una scelta che ha il sapore della decisione politica».
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