Ostacola le ambulanze per strada e filma tutto: identificato e denunciato un 42enne a Pordenone
L’uomo tagliava la strada ai mezzi di soccorso, simulava incidenti e usava un laser per accecare gli autisti. Sequestrati video e dispositivi. Indagato per interruzione di pubblico servizio e violenza privata

Il suo obiettivo era ostacolare le ambulanze, con manovre pericolose e rischiose, a volte tagliando la strada agli operatori sanitari. E oggi, dopo almeno nove episodi simili, è stato identificato.
Al termine delle indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Pordenone, insieme alla Sezione Operativa del Norm e sotto il coordinamento della Procura, un uomo italiano del 1982, residente a Pordenone e già noto alle forze dell’ordine, è stato identificato come responsabile di comportamenti molto pericolosi per la sicurezza pubblica e il corretto funzionamento dei servizi di emergenza.
Secondo quanto ricostruito, l’uomo, alla guida della sua Lancia Delta nera, avrebbe compiuto almeno 9 episodi in diversi punti della città, durante i quali ha guidato in modo estremamente pericoloso per ostacolare le ambulanze.
In particolare, avrebbe tagliato loro la strada all’improvviso o finto di scontrarsi con i mezzi per poi spostarsi all’ultimo momento, costringendo i conducenti a manovre improvvise e rischiose. Così facendo, ha messo in pericolo non solo i soccorritori ma anche i pazienti a bordo. In alcune occasioni avrebbe anche usato un puntatore laser per cercare di accecare gli autisti delle ambulanze.
Grazie all’indagine dei Carabinieri, l’uomo è stato identificato e perquisito su disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Durante la perquisizione sono stati trovati e sequestrati: un puntatore laser compatibile con quello usato nei fatti contestati; alcuni indumenti corrispondenti a quelli ripresi dalle telecamere di sorveglianza; un tablet e due cellulari contenenti video registrati dallo stesso indagato, in cui si vedevano le sue azioni di disturbo contro i mezzi di soccorso.
L’uomo è stato denunciato a piede libero alla Procura di Pordenone per i reati di “interruzione di pubblico servizio” e “violenza privata”, sia in forma tentata che compiuta.
Le indagini continuano per verificare se ci siano stati altri episodi simili e per capire se i video siano stati diffusi online o sui social.
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