De Eccher, pressing su Alfano e Lupi contro l'interdittiva antimafia

UDINE. I rapporti con l’imprenditore milanese Francesco Cavallo, arrestato lunedì perché coinvolto nell’inchiesta fiorentina sulle Grandi opere. I presunti favori a vantaggio di Antonio Acerbo, ex manager di Expo finito in manette lo scorso ottobre, perché così si doveva fare per entrare nel “sistema” e aggiudicarsi appalti statali milionari. A suon di tangenti.
E le richieste di aiuto da far arrivare ai ministeri. Claudio de Eccher, che con il fratello Marco guida il colosso friulano delle costruzioni Rizzani de Eccher, viene citato più volte nelle 268 pagine dell’ordinanza del Gip di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, sull’inchiesta con 51 indagati, di cui quattro finiti lunedì agli arresti.
I magistrati ricostruiscono il malaffare partendo da Ercole Incalza (finito in manette lunedì), 70 anni, “re” del ministero dei Lavori pubblici e della struttura tecnica istituita per le grandi opere, e da Stefano Perotti (anche lui arrestato lunedì), 56 anni, imprenditore residente da anni a Firenze, ma soprattutto – secondo il Gip – professionista degli incarichi di progettazione e direzioni lavori, incarichi che Perotti riceveva da Incalza. Il quarto arrestato è Sandro Pacella, 54 anni, collaboratore di Incalza.
Nel “sistema” Cavallo, presidente del Cda di Centostazioni Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato, tiene ottimi rapporti con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, con cui collabora. Le accuse per i coinvolti sono diverse, dalla corruzione alla tentata induzione indebita fino alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Il capitolo de Eccher
Contiene i rapporti tra Cavallo e Claudio de Eccher (che non è indagato), con intercettazioni telefoniche e di e-mail. Anche l’imprenditore friulano ricorre a Cavallo – sottolineano i magistrati – “per raggiungere le autorità istituzionali”.
Il 3 marzo 2014 de Eccher chiama Cavallo, gli promette l’ingresso nel direttivo dell’associazione industriali di Venezia (presieduta da Marco Zoppas) e gli indica la necessità che il ministro Lupi partecipi a un convegno sull’ingresso in laguna delle grandi navi. Cavallo promette di interessarsi.
E il 5 marzo de Eccher gli fa sapere che sarà contattato direttamente da Zoppas. L’11 marzo Cavallo si complimenta con l’imprenditore friulano per l’aggiudicazione di un appalto per realizzare un ospedale in Algeria. E Perotti, attraverso Cavallo, si propone per ottenere un incarico nel cantiere algerino.
L’interdittiva antimafia
Nei primi mesi del 2014 la Prefettura di Udine emette il provvedimento nei confronti di Rizzani de Eccher, impegnata con l’impresa Pizzarotti nella realizzazione della terza corsia. L’interdittiva “suscita agitazione in Perotti “, si legge nell’ordinanza, dove si ricorda che tra marzo e luglio 2013 il colosso friulano ha eseguito i lavori di adeguamento idraulico del torrente Mugnone a Firenze.
Il 16 luglio 2014 Claudio de Eccher informa dell’interdittiva Cavallo e gli dice di parlarne con il ministero degli Interni, guidato da Angelino Alfano. Poco dopo, in un’e-mail, de Eccher scrive a Cavallo, chiedendogli “il grande favore di informare il nostro comune amico con preghiera di urgente intervento al ministero degli Interni”.
Cavallo promette “farò di tutto da subito” e inoltra l’e-mail di de Eccher a Lupi. Il 18 luglio 2014, dopo aver incontrato Lupi, Cavallo telefona all’imprenditore friulano e gli riferisce di aver parlato sia con Lupi sia con Alfano. A fine agosto 2014 il Tar del Fvg annulla l’interdittiva della Prefettura di Udine, che impugna la sentenza davanti al Consiglio di Stato.
I giudici romani la scorsa settimana hanno chiuso il caso, confermando il “verdetto” del Tar e dichiarando che non esistono legami tra Rizzani de Eccher e la malavita organizzata.
I presunti favori
Nelle intercettazioni dimostra di conoscere bene il “sistema” Giulio Burchi, indagato, noto anche in Friuli Venezia Giulia. Ingegnere, 65 anni, modenese, dal luglio 2004 al maggio 2007 è stato presidente del Cda di Italferr Spa (società di Ferrovie dello Stato), è numero uno del Cda di Autocamionabile della Cisa Spa, è nel Cda della società Autostrade Lombarde Spa e della società di progetto Autostrada diretta Brescia Milano e amministratore delegato di A4 Holding, la società che controlla il 100 per cento del capitale di Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, la concessionaria del tratto dell’A4 da Brescia a Padova e dell’A31 della Valdastico.
A Burchi – si legge nell’ordinanza – è inoltre direttamente riferibile la società Siteco Srl, che dà servizi di engineering e consulenza tecnica. L’ingegnere di Modena si muove da anni nel settore delle Grandi opere. È lui a chiamare in causa Claudio de Eccher. Burchi parla con Giuseppe Cozza, già direttore generale di Metropolitana Milanese Spa, e commentano l’arresto di Antonio Acerbo, ex manager di Expo 2015 arrestato in ottobre.
Con cinismo – viene evidenziato nell’ordinanza – Burchi stigmatizza il “sistema” ma ammette che “la partecipazione a questo sistema senza regole, di scambio di favori – è scritto nelle carte del Gip –, gli ha consentito di trarne importanti venefici economici”.
E nel meccanismo messo in piedi era normale che Acerbo si facesse “ripagare” chiedendo, e ottenendo, incarichi per il figlio. Burchi dice di ricordare benissimo – si legge nell’ordinanza – che Claudio de Eccher gli riferì di aver dovuto dare un incarico al figlio di Acerbo.
«Lo incontrai in stazione a Bologna, con me sempre gentile Claudio – dice in un’intercettazione Burchi –, non mi ha fatto manco progettare una recinzione ma sempre gentile. E mi disse che aveva dovuto dare un incarico al figlio di Acerbo».
Cozza, invece, aggiunge di avere l’atto formale di conferimento del compito “mimetizzato” da parte di Rizzani de Eccher di un incarico a un raggruppamento di tecnici, tra cui il figlio di Acerbo, per un appalto a Mosca.
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