Dalla Sicilia in Friuli sulle tracce perdute del bisnonno militare

Giuseppe Pitino al Tempio Ossario ha trovato la tomba dell’avo. Rosario morì a Latisana: il nipote è riuscito a ricostruirne la storia
Udine 03 novembre 2017 Tempio Ossario. Giuseppe Pitino alla ricerca del bisnonno Rosario soldato durante la Grande Guerra, defunto certamente nell'ospedale militare a Latisana dopo la disfatta di Caporetto, ma probabilmente seppellito erroneamente come ignoto. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 03 novembre 2017 Tempio Ossario. Giuseppe Pitino alla ricerca del bisnonno Rosario soldato durante la Grande Guerra, defunto certamente nell'ospedale militare a Latisana dopo la disfatta di Caporetto, ma probabilmente seppellito erroneamente come ignoto. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

Dalla Sicilia al Friuli per trovare il bisnonno morto in guerra

UDINE. Più di 1.400 chilometri per ripercorrere la storia degli ultimi giorni di vita del bisnonno e rendere omaggio al luogo della sepoltura. Anche se il suo nome non comparirà mai, correttamente, nel lungo elenco dei caduti della prima guerra mondiale che riposano al Tempio Ossario.

È quanto ha compiuto un giovane architetto siciliano, Giuseppe Pitino, giunto ieri in Friuli per conoscere i luoghi dove il bisnonno, Rosario Pitino combattè, venne ferito e morì a 33 anni, lasciando a Rosolini in provincia di Siracusa una giovane vedova e due bambini, il secondo dei quali, proprio il nonno del giovane architetto, nemmeno conosciuto, nato mentre lui era al fronte, soldato mitragliere del battaglione 1109 nel 43/o reggimento.

Alla famiglia Pitino di quel giovane soldato resta solo una foto dal fronte e un certificato di morte datato «Latisana, 26 novembre 1918», settimane dopo la fine del conflitto: seguendo i movimenti del suo battaglione la famiglia riesce a capire che il soldato Pitino il 24 ottobre 1917 è fra i combattenti di Caporetto e nelle operazioni di ritirata, assieme ai compagni del battaglione, raggiunge il Tagliamento nella zona di Latisana.

Alle spalle ci sono gli austroungarici e davanti il fiume, ingrossato dalle piogge autunnali e privo di ponti o passerelle, già distrutte dall’esercito nemico, proprio per impedire ai soldati italiani di raggiungere la sponda veneta dove ci sono i compagni ad attenderli. Qualcuno tenta una fuga disperata nelle acque del fiume, altri, feriti dai soldati dell’impero che sparano dai palazzi del centro di Latisana occupato, si arrendono.

Diventano prigionieri e sono ricoverati nell’ospedale cittadino, all’epoca divenuto ospedale militare (in città ce n’erano altri due, uno alle scuole elementari e uno nella vecchia villa Gaspari). Anche Rosario Pitino è fra loro. La conferma arriva direttamente dai vecchi archivi locali.

A marzo infatti il pronipote, per esaudire un desiderio del papà che voleva conoscere la storia del nonno soldato caduto in guerra, scrive una mail al Comune di Latisana nel tentativo di risalire a qualche notizia certa: della ricerca si occupano tre storici locali, Vinicio Galasso, Enrico Fantin e Sergio Petiziol: quest’ultimo riesce proprio dagli archivi dell’ospedale a riprendere le fila della storia e a informare la famiglia a Rosalini.

Il soldato Pitino resta ricoverato a Latisana più di un anno – è la ricostruzione di Petiziol – riesce a gioire per la liberazione, ma una polmonite da complicazioni se lo porta via. Viene sepolto a Latisana dove resta per sedici anni fino a quando su richiesta dell’esercito viene riesumato (e con lui una quarantina di soldati che avevano subito la stessa sorte) e portato al Tempio Ossario a Udine.

Dove ieri mattina il pronipote ha cercato nell’elenco il nome del bisnonno, (già ricercato inutilmente nell’albo d’oro della Grande guerra) trovando il soldato Antonio Pitino che per data di nascita, luogo e genitori coincide con il bisnonno; molto probabilmente è stato vittima di un errore di trascrizione, ma quasi certamente è lui.

Per il pronipote Giuseppe c’è la soddisfazione di aver trovato ciò che cercava, per chiudere un capitolo di storia della sua famiglia rimasto tristemente aperto. «Sono felice di aver trovato dei riscontri di un qualcosa che la mia famiglia non conosceva», ha commentato ieri, ripromettendosi di proseguire con le ricerche.

L’ultima tappa prima di ripartire, ieri pomeriggio a Latisana, nel cimitero dove è stato sepolto il soldato Pitino, molto probabilmente solo con un rito militare perché non c’è traccia di lui nel libro dei morti della parrocchia. E davanti al vecchio ospedale dove, testimoni “muti” dell’epoca, ci sono due enormi cedri del Libano, l’unica immagine che quel giovane soldato ha potuto vedere ogni giorno nel suo ultimo anno di vita.

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