Dal Friuli a Maranello: la storia del genio sfuggito alla guerra che ora lavora alla Ferrari

PORDENONE. Da Pristina a Maranello, passando per Pordenone e Padova. Un viaggio lungo 25 anni che attraversa guerre, crisi economiche e per ultima la pandemia. A fare da snodo, accompagnando nel suo affacciarsi alla vita la mente brillante e tenace di un giovane ingegnere, ci sono i suoi affetti, quelli di sempre e quelli costruiti nel tempo. La storia di Bleron Preniqi sembra un romanzo ottocentesco. E invece è più che attuale, lanciata verso un futuro ricco di innovazione.
Lunedì il giovane ingegnere pordenonese – fresco di laurea a Padova durante il lockdown – ha iniziato il suo lavoro nel tempio dei motori, la Ferrari. Una grande soddisfazione sia per la sua famiglia d’origine, che l’ha portato a Pordenone ad appena quattro anni per sfuggire dalla guerra in Kosovo, sia per quella “acquisita” che ha seguito da vicino il ragazzo durante il suo percorso universitario, quando ha scelto di restare in Italia mentre i genitori si trasferivano in Germania. «Sono molto felice – racconta – e lo sono anche tutti loro. Spero di renderli orgogliosi».
Cittadino italiano dal 2017 dopo aver affrontato la sua quota di burocrazia nazionale, Bleron Preniqi nasce nel 1995 a Pristina, in Kosovo. Nel 1999, all’apice della guerra, la sua famiglia scappa in Macedonia. Bleron ha quattro anni, di quel viaggio ricorda i grandi tendoni bianchi del campo profughi. «Tutto il resto l’ho rimosso, forse per l’emozione» spiega. Resta lì un mese, poi la famiglia Preniqi viene imbarcata su un volo Nato diretto in Sicilia. «Mia zia viveva a Pordenone e quindi abbiamo deciso di raggiungerla temporaneamente». Un passaggio lungo 15 anni, durante i quali Rorai Grande diventa casa.
Mentre il padre – medico in Kosovo – trova lavoro come operaio, Bleron fa esperienza di tutte le tappe della “pordenonesità”: asilo ed elementari a Rorai Grande, poi sui banchi delle medie Centro storico e superiori al Kennedy, indirizzo informatico. Che il giovane Bleron abbia voglia di mettersi in gioco, lo si vede fin da subito. Conquista borse di studio, partecipa ai corsi di programmazione del Kennedy con il quale vince un concorso per progettare una app. «È stata un’esperienza molto interessante» ricorda.
Anche all’università non riesce a stare con le mani in mano. Mentre studia ingegneria prende parte alla squadra corse dell’ateneo, Race Up. «Un progetto utilissimo di cui ho fatto parte per due anni, una vera e propria azienda gestita interamente da noi studenti. Così mi sono avvicinato all’automotive, un settore competitivo che investe molto in ricerca». Un trampolino che consentirà al giovane ingegnere di varcare, al primo impiego, i cancelli del Cavallino rampante: contattato a ridosso della laurea da una società di consulenza ingegneristica, Alten, ha superato le selezioni in Ferrari. «Non posso dire molto, è un progetto innovativo e riservato – spiega al termine della sua prima giornata a Maranello – sul quale mi sono già messo al lavoro con il team di cui faccio parte. La Ferrari è un sogno per molti ingegneri, è stata una giornata molto bella».
A gioire con lui per questo risultato importante le sue due famiglie, quella in Germania e quella a Pordenone. «Quando ero al primo anno di università mio padre ha perso il lavoro in Italia e si è trasferito in Germania, dove la mia famiglia l’ha seguito – racconta il 25enne –. Io, però, ho deciso di continuare il mio percorso di studi in Italia». Bleron passa gli anni dell’università in un appartamento in centro a Padova, a pochi passi da Sant’Antonio. Quando torna a Pordenone, però, non è solo. Ad accoglierlo c’è la famiglia di un suo caro amico, che lo conosce dalle medie. È a casa loro che torna nelle pause dallo studio, è con loro che vive il primo mese di lockdown prima di spostarsi a Padova, dove si laurea on line in ingegneria dell’automazione. «La festa l’abbiamo rimandata a giugno e c’erano tutti, anche la mia famiglia arrivata a sorpresa dalla Germania» racconta, ancora emozionato. Un 2020 indimenticabile per tutta Italia ma che per Bleron Preniqi profuma di futuro e speranza.
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