«Così sembri nuda»: l’sms in Comune a Udine scatena la polemica

UDINE. Lei si è sentita «offesa e discriminata». Lui ha minimizzato e ha chiesto scusa.
A scatenare il caso in consiglio comunale è stato un messaggio WhatsApp inviato all’inizio della seduta da un consigliere di Forza Italia a una collega del Pd. «Guarda che con le spalle scoperte, da dietro la sedia, sembra che tu sia nuda. Mi distrai alquanto».
Ecco quello che Giovanni Govetto ha scritto a Sara Rosso. Lei ha letto e ha riflettuto sul da farsi. Si è confrontata con alcune colleghe e poi, a metà seduta, ha chiesto la parola al presidente del consiglio Enrico Berti «per fatto personale».
«Ho pensato lungamente se intervenire o meno, ma per il rispetto che provo per quest’istituzione e quest’aula mi sono convinta – ha detto –. Mi sento offesa e discriminata in quanto donna dal messaggio ricevuto all’inizio del consiglio comunale da Govetto, che per rispetto del consigliere non leggerò né divulgherò.
Sono qui per dare il mio contributo alla città di Udine e non per essere oggetto di commenti riguardanti la mia persona e il mio modo di vestire – ha affermato Rosso –. Pertanto chiedo al presidente di richiamare tutti i consiglieri e le consigliere al rispetto reciproco e al rispetto per l’aula in cui ci troviamo a svolgere un lavoro istituzionale».
In consiglio è calato un silenzio surreale, ed è stato Berti a rompere il ghiaccio. «Il rispetto deve esserci sempre. Non voglio innescare alcun dibattito su questo tema. Serve serietà nelle cose che si fanno».
Quindi le parole di Govetto: «Mi scuso, non era mia intenzione personale offenderla, ma mi sembrava un modo per richiamare l’attenzione sull’abbigliamento da tenere in aula».
Per un paio di giorni la cosa è passata sottotraccia, ma la polemica stava montando fino a riesplodere ieri.
Due consiglieri, Govetto e Rosso, distanti non solo fisicamente in aula, ma anche dal punto di vista ideologico: lui nella sfera di Comunione e Liberazione ha la delega alla famiglia e a marzo aveva partecipato al Congresso delle famiglie organizzato a Verona dal senatore leghista Simone Pillon; lei strenua sostenitrice delle battaglie di genere.
«Quello che avevo da dire l’ho già detto in aula. Altro non voglio aggiungere. Non ho voglia di tornare sull’argomento: la scelta di uscire allo scoperto è stata dettata dal rispetto nei confronti dell’istituzione comunale. Il messaggio è stato inviato nel pieno svolgimento delle nostre funzioni da consiglieri comunali. Se fosse successo in altri contesti, avrei agito diversamente».
Govetto ha rimarcato di non aver voluto molestare la collega del Pd: «Il mio messaggio non voleva essere né offensivo né maleducato. La consigliera Rosso si è presentata in aula con le spalle scoperte e gliel’ho fatto notare. Tutto qui».
E sulla scelta di Rosso di non aver voluto diffondere il contenuto del messaggio, il forzista ha aggiunto: «Dice di averlo fatto per rispetto nei miei confronti. Credo invece sia una scelta per rispetto nei suoi confronti».
Il sindaco non ha commentato l’episodio, ci ha pensato Berti: «Prima di utilizzare i social bisognerebbe pensare. Vale per tutti e per ogni ambito, dal lavoro alla politica. A volte in consiglio mi pare di avere a che fare con dei bambini: servirebbero maggiore serietà e toni meni accesi».—
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