Contraccezione, Friuli al primo posto nell’uso della pillola del quinto giorno

UDINE. Ai vertici in Italia per vendita della “pillola dei cinque giorni dopo” che rappresenta, secondo il rapporto di Federfarma, il 77% del totale della contraccezione acquistata in Friuli Venezia Giulia.
Un dato che fa riflettere, quello proposto ieri dal Corriere della sera, e che lascerebbe intravedere un utilizzo per alcuni versi improprio di quella che è la contraccezione di emergenza, con un ricorso eccessivo rispetto ad una contraccezione pianificata e consapevole.
Per contro l’incremento dell’utilizzo della “pillola dei cinque giorni dopo” un rapporto sessuale a rischio, viene messo in correlazione con il numero degli aborti, in forte calo.
La richiesta arriva soprattutto da giovani donne, tra i 20 e i 25 anni, che entrano in farmacia per ottenere la famosa “pillola” in grado di impedire una gravidanza non desiderata. Difficile capire “perchè” si ricorra a questo farmaco, privilegiandolo - o almeno così sembra - ad altre formulazioni che hanno lo stesso scopo ma che evitano la “bomba” ormonale.
L’impressione - a detta degli esperti - è che sul fronte della conoscenza, dell’informazione e della consapevolezza sul come si possa pianificare una gravidanza, ci sia ancora molto da fare.
Forse vale la pena ricordare che i metodi contraccettivi a disposizione delle donne oggi sono molti, dalla pillola tradizionale, che si assume per 24 o 28 giorni, al cerotto transdermico che si sostituisce ogni mese, all’anello vaginale, anche questo si sostituisce ogni 30 giorni, all’“impianto”, dispositivo sottocutaneo che garantisce una copertura da gravidanze indesiderate per 3/5 anni, alla classica spirale con il rame a quelle a rilascio ormonale. Non dimenticando nemmeno il classico profilattico da abbinare con sostanze spermicide.
Il trend evidenziato dal rapporto di Federfarma, e commissionato dal Pd della Lombardia, in tutti i casi conferma un successo. Dalla “pillola del giorno dopo” a quella della “pillola dei 5 giorni dopo”, la storia è travagliata.
«Quindici anni fa in Francia - ricorda Mario Puiatti, presidente dell’Aied - veniva distribuita gratuitamente nelle scuole superiori in Francia». In Europa è stata destinata alla libera vendita nel 2009. In Italia, sui banchi delle farmacie e richiedibile senza ricetta, è arrivata solo nel 2015.
Da allora il “boom”, con poco oltre 16 mila pastiglie vendute nel 2014, ma dietro presentazione di ricetta e con allegato un test di gravidanza negativo, alle 145 mila 574 nel 2015, ricordando che la libera vendita è decollata dopo il 15 maggio di quell’anno.
Nel 2016 il trend è aumentato ancora a 200 mila 507. Per quanto i numeri siano importanti, se solo si considera che in Italia ci sono 13 milioni di donne in età fertile, il rapporto con e confezioni di ellaOne vendute dice che viene utilizzata solo dall’1,5% delle donne.
Con una prevalenza significativa nelle regioni del nord, 69%, a cui segue il centro con il 62% e il sud con il 42%.
Tra le regioni, come detto, spicca il Friuli Venezia Giulia, al primo posto, davanti a Lombardia, 73%, Trentino Alto Adige e Veneto al 70%.
Peraltro non essendo nè ellaOne nè Norlevo (la cosiddetta pillola del giorno dopo) farmaci abortivi (in caso di gravidanza sono inefficaci), non si presterebbero nemmeno all’obiezione di coscienza da parte dei farmacisti.
Le modalità di utilizzo sono, dunque, molto semplici. Ci si reca in farmacia, si acquista il farmaco e lo si assume. Entro le 12 ore nel caso del Norlevo, entro 5 giorni, 120 ore, nel caso di ellaOne.
Le modalità con cui agiscono i due farmaci sono diverse, ma in comune hanno il fatto che impediscono l’inizio di una gravidanza. Con percentuali di successo significative. «Per ellaOne l’inefficacia viene dichiarata nel 2% dei casi - cita i report il presidente di Federfarma Fvg Francesco Pascoletti -, per Norlevo previene dal 50 all’85% delle gravidanze attese».
A fronte di una crescita importante di questi farmaci, sono diminuiti i casi di aborto. Nella relazione dei ministero della Salute sull’applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, si rileva infatti che nel 2015, rispetto all’anno precedente, sono state registrate quasi 100 mila Ivg in meno.
Per la previsione 96 mila 578 in meno, -9,3%. Un risultato di per sè importante. Ora la sfida è spingere l’acceleratore sull’informazione e sulla conoscenza delle diverse modalità con cui si può evitare una gravidanza indesiderata senza ricorrere alla contraccezione d’emergenza.
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