Federfarma: "Il boom della pillola del quinto giorno può essere legato ad acquisti dall’estero"

UDINE. I dati del rapporto Aifa «non ci dicono - rileva Francesco Pascoletti, presidente di Federfarma Fvg - se vi siano differenze territoriali tra le province della regione. Se ci fossero potrebbero consentirci di valutare se esista una questione “transfrontaliera”», ovvero una “migrazione”, dalla Slovenia come dall’Austria, per acquistare in Italia il farmaco. O per una maggiore disponibilità o semplicemente per ragioni di costo.
«Per quel che ci riguarda non abbiamo notato una flessione di altri tipi di contraccettivi - prosegue Pascoletti -, e dai dati che abbiamo a disposizione registriamo un aumento delle vendite dei dispositivi intrauterini con rilascio ormonale che vengono sostituiti mensilmente».
Secondo lei può essere che la pillola dei 5 giorni dopo abbia sostituito la contraccezione classica?
«Non lo credo, sarebbe un utilizzo scorretto. I metodi contraccettivi, poi, sono molti e diversi tra loro».
Differenze tra la “pillola del giorno dopo” e quella dei “cinque giorni dopo”?
«L’obiettivo è il medesimo, evitare la gravidanza. Nel caso del Norlevo, a base di levonorgestrel, va assunta preferibilmente entro le 12 ore e non oltre le 72, e agisce bloccando il rilascio dell’ovulo da parte dell’ovaio. Nel caso dell’ellaOne può essere assunta fino a 5 giorni dal rapporto a rischio (120 ore) e interviene ritardando l’ovulazione. Nessuno dei due medicinali è un farmaco abortivo, quindi se c’è una gravidanza in atto sono inefficaci».
L’abortivo invece?
«E’ anche questo un medicinale che si assume per via orale, parliamo della pillola Ru486, il Mifeprostone, ma esclusivamente sotto controllo medico in ospedale e rappresenta l’alternativa farmacologica all’intervento chirurgico di interruzione di gravidanza».
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