Scontro sul caso Pro-Pal, il centrodestra lascia il Consiglio comunale a Udine: «No bavaglio»

Cartelli in aula e uscita compatta dai banchi: la minoranza accusa la maggioranza di aver negato il dibattito immediato sugli incidenti durante Italia-Israele. «Diritti non tutelati»

Mattia Pertoldi

Il corteo pro-Palestina del 14 ottobre, svoltosi in parallelo a Italia-Israele, spacca, ancora una volta, la politica comunale. Il centrodestra, infatti, abbandona il Consiglio in aperta polemica con la maggioranza e, tra interventi d’accusa alla presidenza e al centrosinistra, cartelli con la scritta “No bavaglio” alzati in Aula, lascia al Pd e ai suoi alleati – con l’eccezione di Stefano Salmè e di Raffaella Palmisciano che resta come numero due del parlamentino – l’approvazione di quanto inserito in agenda.

L’antefatto

Il centrodestra, è palese, si era preparato per tempo all’uscita – l’ennesima di questa consiliatura, a essere sinceri – in modalità decisamente scenografica. Dopo il rinvio della mozione presentata da Antonella Gatta (Misto) la scorsa seduta, in cui si chiedeva al Comune di costituirsi parte civile negli eventuali procedimenti contro i responsabili di violenza al corteo pro-Palestina, la minoranza, lo ricordiamo, aveva chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario proprio per affrontare quanto accaduto il 14 ottobre e della posizione di palazzo D’Aronco.

Ora, prima di tutto la presidente del Consiglio comunale – dietro parere degli uffici regionali consegnato da mesi – ha optato per l’inserimento della discussione come punto all’ordine del giorno di una seduta “tradizionale”. Non bastasse questo, però, a mandare su tutte le furie il centrodestra, è stato il fatto che in sede di conferenza di capigruppo, la maggioranza abbia fatto pesare i propri voti facendo scivolare il tema al penultimo punto dell’ordine del giorno, prima della mozione di Gatta e di un paio di quelle di sentimenti.

Polemica e addio

Esaurita la parte delle interrogazioni, la minoranza va all’attacco con una serie di interventi. Comincia Loris Michelini (Identità Civica) sostenendo che in politica ci voglia «un minimo di buon senso e non si può decidere tutto sempre a maggioranza». Prosegue il meloniano Giovanni Govetto secondo il quale «è evidente il tentativo del centrosinistra di anestetizzare il dibattito su un tema che una parte non secondaria della città vuole sia affrontato» affiancato dal leghista Maurizio Franz. «Una democrazia è tale – dice – se difende anche i diritti delle minoranze, non soltanto della maggioranza».

Ancora, quindi, Salmè (Io Amo Udine) parla di un metodo «che va avanti da due anni e attraverso il quale si insultano oltre 21 mila cittadini che non hanno votato il centrosinistra». A poco serve, inoltre, l’intervento di Lorenzo Croattini (Lista De Toni) – «sono stato io a chiedere di posporre il punto di discussione, non la presidente», le sue parole – perchè la polemica non si ferma. Raffaella Palmisciano (Lista Fontanini), ad esempio, punta il dito proprio contro Croattini accusandolo di «portare avanti le solite politiche strumentali che ledono i diritti delle minoranze», e alla fine si arriva a Luca Vidoni.

È il capogruppo di Fratelli d’Italia a chiedere, infatti, ufficialmente «di anticipare la discussione del tema» mettendo fine «alla tendenza di censurare le opposizioni». A tutti, replica Iacopo Cainero. «L’ordine del giorno si stabilisce in conferenza dei capigruppo – chiosa il dem – e lì si è deciso di discutere prima delle priorità amministrative della città e poi delle posizioni politiche, e ideologiche, del centrodestra». Proposta bocciata, dunque, con conseguenti cartelli alzati e uscita dall’aula.

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