Clini e la centrale di Krsko «Trattare con la Slovenia»

TRIESTE. L’ipotizzato raddoppio dei reattori della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, «non è un tema che può essere considerato estraneo alle relazioni bilaterali» tra Roma e Lubiana. L’instabilità europea morde anche la Slovenia, e i progetti relativi alla centrale nucleare che dista solo cento chilometri da Trieste potrebbero rallentare decisamente, ma il Governo italiano mette le cose in chiaro.
A ribadire la posizione italiana è stato sabato scorso il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. «Sul progetto – ha precisato Clini, parlando a margine di un incontro all’Autorità portuale di Trieste – non è stata fatta alcuna riflessione». Ma il responsabile del dicastero ha riferito di aver detto al collega sloveno, Roko Zarnic, che il tema non può essere in ogni caso estraneo alle relazioni bilaterali. A Trieste, Clini ha presentato il protocollo – siglato con la presidente dell’authority triestina, Marina Monassi – per il rilancio sostenibile dal punto vista ambientale del porto. Ma, incassato l’ok del Parlamento sulla manovra, l’impegno del Governo è tutto sulla cosiddetta «fase 2» dell’esecutivo. «Il nostro approccio – ha spiegato – è quello di incardinare le linee di sviluppo per la crescita dell’economia in una chiave di sostenibilità».
Clini ha specificato che l’approccio «è condiviso da me e da Corrado Passera», ministro dello Sviluppo. «La scelta di puntare sulla sostenibilità – ha aggiunto – non è soltanto per la protezione dell’ambiente, ma perché sappiamo che questo è un fattore trainante della crescita economica». Tra le materie «prioritarie – ha continuato Clini – c’è il controllo del territorio e il recupero dal dissesto idrogeologico. Abbiamo bisogno – ha detto il ministro – di risorse per circa 40 miliardi di euro per un piano che dovrà durare circa 20 anni».
Il piano – sollecitato anche dal Capo dello Stato – sarà definito entro la fine di gennaio, e tra le misure allo studio c’è anche una norma che vieti in modo assoluto i condoni edilizi. Clini si è detto «molto contrario» all’ipotesi di un nuovo condono e ha ricordato che iniziative simili in passato sono state tra le cause dell’attuale dissesto».
Il responsabile dell’Ambiente è anche tornato a parlare di terza corsia: «Con i cantieri – ha detto – c’è il rischio concreto che il traffico merci scavalchi le Alpi, eviti il tratto italiano, se non saremo in grado di dare risposte a breve su ferrovia e cabotaggio». Clini aveva comunque definito la terza corsia della A4 un’opera «sacrosanta».
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