Chiesti in Appello 16 anni per Paolo Calligaris. Il pm: «Fu lui a uccidere Tatiana»
La difesa: «Proposta una ricostruzione novellistica dei fatti». Si torna in aula il 27 novembre

Udine 9 Luglio 2019. Processo Calligaris. © Foto Petrussi
UDINE. Fu Paolo Calligaris la sera dell’11 novembre di 12 anni fa a sparare alla compagna Tatiana Tulissi sull’uscio di casa. A sostenerlo in una requisitoria iniziata venerdì scorso e proseguita per tutta la mattinata di ieri nell’udienza alla Corte d’Assise d’Appello di Trieste presieduta da Mimma Grisafi e composta da Gloria Carlesso, oltre a sei giudici popolari, è stato il pubblico ministero Marco Panzeri che ha chiesto la conferma della sentenza di condanna a 16 anni di reclusione pronunciata in primo grado dal gup del tribunale di Udine Andrea Odoardo Comez.
Una richiesta fatta propria dall’avvocato di parte civile Laura Luzzatto Guerrini che rappresenta la madre di Tatiana Meri Conchione e i fratelli Marzia e Marzio, presenti anche ieri all’udienza a porte chiuse.
La meticolosa ricostruzione dell’accusa sulla sequenza di eventi di quella sera ha ripercorso, passo dopo passo, gli elementi raccolti attraverso anni di indagini e ha evidenziato le incongruenze emerse dalle versioni rese dall’imprenditore, sull’ora del suo arrivo alla villa a bordo della jeep, i suoi tentativi di rianimare la compagna e la successiva chiamata al 118.
Particolari, si è evidenziato, contraddetti dalle tracce di sangue individuate su uno pneumatico del mezzo e da quelle invece mai trovate sul cellulare della donna o sulla tastiera del telefono fisso con cui Calligaris chiamò i soccorsi dopo aver praticato, a suo dire, il massaggio cardiaco a Tatiana. Elementi già giudicati dirimenti in primo grado, cui si sono aggiunte le dichiarazioni rese a sommarie informazioni da una persona che frequentava l’imputato, ritenute importanti dall’accusa per descrivere lo stile di vita tenuto da Calligaris e il clima in cui è maturato il delitto. Su molti di questi elementi si è soffermato l’avvocato di parte civile Luzzatto, associandosi alle richieste del pubblico ministero.
«L’accusa ha proposto una ricostruzione novellistica dei fatti che noi non condividiamo» ha commentato l’avvocato Rino Battocletti che insieme ai colleghi Alessandro Gaberini e Cristina Salon difende l’imprenditore 50enne, affiancato ieri in udienza dalla moglie e dalla sorella. «Un processo indiziario deve basarsi su indizi provati e coerenti» ha eccepito l’avvocato, anticipando alcuni temi dell’arringa che inizierà il 27 novembre e proseguirà il 4 dicembre. Due le udienze nelle quali il collegio difensivo proverà a smontare la tesi dell’accusa.
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