Caso piscina, l'ultimatum: "Subito 152 mila euro o si chiude"

UDINE. «Subito i 152 mila euro. Altrimenti il 30 giugno chiuderò piscina e palestra!». Don Luciano Segatto, presidente della Fondazione Tomadini, non vuole sentire parlare di proroghe né di nuove condizioni contrattuali. Il suo è un ultimatum “assoluto e inderogabile” all’Unione Nuoto Friuli.
«I debiti – spiega – vanno pagati fino all’ultimo centesimo entro la data prestabilita e annunciata dal nostro avvocato alla società sportiva. Ci sono delle scadenze che vanno rispettate e non è la prima volta che si verificano questi ritardi. Ne va delle sorti anche della Fondazione. Se non arriveranno quei soldi che l’Unione Nuoto Friuli deve dare, non riusciremo a pagare a luglio i nostri 23 dipendenti».
Insomma il braccio di ferro è tutt’altro che terminato, nonostante mamme e papà dei figli iscritti alla piscina, al termine di una riunione fiume, abbiano deciso di sborsare di tasca loro l’anticipo della quota annuale maggiorata di circa 200 euro. «Abbiamo apprezzato il gesto dei genitori – dice il presidente – . Ho anche avuto modo di parlare con alcuni di loro. Ma quel debito deve essere estinto. Lo dobbiamo vedere transitare sul conto corrente. Non possiamo agire solo con le parole. Gli impegni vanno mantenuti».
Carte alla mano don Segatto rivela che il debito dell’Unione Nuoto Friuli ammonta a «56 mila euro per i consumi energetici non pagati da gennaio a maggio di quest’anno» – e non quindi 48 mila come ammesso dalla società – «più 11 mila euro di canone di affitto, oltre agli 85 mila euro che risalgono allo scorso anno» per un totale esatto di 152 mila euro.
«Nessuno – aggiunge – si augura di arrivare a questa soluzione estrema di chiudere palestra e piscina. Ma non è colpa nostra se siamo arrivati a questo punto. La gestione dell’Unione Nuoto Friuli si è rivelata incompetente. Ho letto che a breve terranno un’assemblea per eleggere un nuovo direttivo. Bene, certi personaggi devono sparire da quell’associazione».
Su un altro punto poi don Segatto non cede di un millimetro: la presenza delle macchine sopra gli spalti della palestra.
Il presidente della Fondazione continua a ribadire, nonostante le dichiarazioni rese ieri al nostro giornale della Blue Island, associazione che ha subaffittato dall’Unione gli spazi, che «quell’area non è agibile – dice don Segatto – . Non ci hanno presentato il certificato di agibilità. Lì ci sono numerose macchine e da legale rappresentante e proprietario degli immobili non posso permettere che succeda qualcosa. Non posso vivere con l’angoscia che avvenga un incidente perché la struttura non è a norma».
Giovedì, o al più tardi venerdì, il sindaco Furio Honsell, chiamato in soccorso dai genitori e dall’Unione Nuoto Friuli, tenterà un’ultima mediazione con don Luciano Segatto nel corso di un incontro previsto a Palazzo D’Aronco.
«Il Tomadini – dichiara – , ancora ai tempi in cui ero rettore dell’ateneo si è sempre affermato come luogo di aggregazione ed eccellenza per gli studenti delle superiori e dell’università. Allo stesso modo l’Unione Nuoto Friuli rappresenta un servizio sociale e sportivo insostituibile per il nostro territorio. Bisogna cercare nel più breve tempo possibile un punto d’incontro tra le parti». Il primo cittadino lancia infine l’ennesimo appello alle aziende friulane «affinché da sponsor diano una mano alla realtà sportiva. Mi farò carico anch’io – conclude – di trovare i giusti canali».
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