Caso ovociti, a processo l’impiegata friulana

La Procura ha confermato le accuse per Marilena Muzzolini, di Magnano in Riviera, assistente di Antinori. Udienza preliminare il 20 luglio: tra le ipotesi rapina, sequestro di persona e lesioni

MAGNANO IN RIVIERA. Il tribunale del Riesame l’aveva rimessa in libertà, revocando la misura cautelare del divieto di dimora e di accesso nel comune di Milano disposto nei suoi confronti dal gip del capoluogo lombardo.

Ora, però, per Marilena Muzzolini, la 28enne di Magnano in Riviera coinvolta nell’inchiesta che lo scorso 13 maggio aveva portato all’arresto (ai domiciliari) del ginecologo Severino Antinori, si apre la fase più difficile. Quella processuale.

Accogliendo la richiesta della Procura, il tribunale ha fissato per il prossimo 20 luglio l’udienza preliminare in cui saranno discusse la posizione del medico, quelle delle sue impiegate Marilena, appunto, e Bruna Balduzzi, sua coetanea di Voghera, e quelle dell’anestesista Antonino Marcianò e di Gianna Carabetta, quest’ultima con l’accusa di avere minacciato le pazienti.

Le ipotesi di reato di cui la friulana è chiamata a rispondere, in concorso con Antinori e gli altri collaboratori della sua clinica, la “Matris” di Milano, sono rapina di ovociti, sequestro di persona e lesioni personali aggravate.

La vicenda finita al centro delle indagini dei carabinieri del Nas risale al 5 aprile e a denunciarla era stata la stessa infermiera spagnola, a sua volta impiegata in quella stessa clinica specializzata nella procreazione medicalmente assistita, cui il ginecologo avrebbe prelevato con la forza otto ovociti.

Il giudice che aveva esaminato le richieste del pm Maura Ripamonti e dell’aggiunto Nunzia Gatto aveva ritenuto la Muzzolini e la Balduzzi a loro volta «concorrenti con il medico, autore materiale dell’operazione di asportazione degli ovociti, per averlo aiutato nella costrizione della 23enne al prelievo, con la contemporanea privazione del cellulare».

Accuse che la giovane aveva respinto fin dal primo momento e rispetto alle quali, nell’interrogatorio di garanzia sostenuto con l’assistenza dell’avvocato Vinicio Nardo, del foro di Milano, ha fornito ampi chiarimenti. «Ha raccontato i fatti per come li sa lei – ha spiegato il difensore –, dimostrando un atteggiamento molto trasparente.

La questione, per quel che la riguarda, è stata senz’altro amplificata. La persona che li ha accusati sicuramente era consapevole di quel che stava avvenendo. Parliamo di una vicenda andata avanti per giorni, finchè non c’è stato del trambusto.

Ma di certo – conclude l’avvocato Nardo, aggiungendo di non avere ancora deciso quale strada processuale imboccare mercoledì (se l’udienza preliminare oppure un rito abbreviato) –, la denunciante non è stata in alcun modo segregata».

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