Cartello degli appalti pubblici, prime sentenze e in 35 a processo

UDINE. Una condanna, un patteggiamento e 35 rinvii a giudizio, ma anche tre non luoghi a procedere e un’assoluzione: è l’esito del primo giro di boa del procedimento che ipotizza una serie di turbative d’asta nell’ambito di appalti pubblici per opere realizzate nelle province di Udine, Pordenone, Gorizia e Treviso.
Le sentenze sono state emesse dal gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, dopo che nelle settimane scorse le parti - il procuratore aggiunto Raffaele Tito, titolare del fascicolo, e il collegio difensivo dei 41 imputati, tra legali rappresentanti, amministratori e responsabili commerciali di una cinquantina di aziende con sede in Friuli e Veneto - avevano discusso le rispettive conclusioni.
Due le pene inflitte finora, dunque. Quella a 3 mesi e 15 giorni di reclusione e 100 euro di multa (sospesa con la condizionale) applicata a Italo Cescutti, 70 anni, di Arta Terme, coinvolto in qualità di amministratore unico della “Edilalpi srl”, a seguito del patteggiamento concordato con la Procura dal suo difensore, avvocato Emanuele Urso; e quella a 5 mesi e 10 giorni e 400 euro di multa (con doppio beneficio della sospensione condizionale e della non menzione) decisa per Andrea Prevedello, 58 anni, di Ponte di Piave (Treviso), chiamato in causa nelle sue vesti di rappresentante legale del’“Impresa Prevedello Isidoro srl” di Ponte di Piave.
Il suo difensore, avvocato Francesca Ginaldi, di Oderzo, ha già annunciato appello.
Verdetto di assoluzione, invece, sia per l’unico altro imputato che aveva optato per il rito abbreviato, Sergio Tolomio, 69 anni, di Borgoricco (Padova), dov’è rappresentante legale dell’impresa “Tolomio srl lavori stradali”, difeso dall’avvocato Marco Noventa, di Venezia, sia per i tre che, affrontando il rito ordinario, sono stati prosciolti con la formula «perchè il fatto non sussiste»: Manlio Luigi De Stefano, 60 anni, di Spilimbergo, rappresentante legale della “Venilio De Stefano spa”, di Spilimbergo, e difeso dall’avvocato Filippo Mansutti; Patrizia Granziera, 53, di Latisana, procuratore della “Innotec srl” di Latisana, assistita dall’avvocato Lanfranco Sette; e Giacomo Parutto, 51, di Claut, rappresentante legale della “Gi.Pi.Gi srl” di Claut, con l’avvocato Bruno Malattia.
Per i primi due, era stato lo stesso pm, anche alla luce delle rispettive memorie difensive, a chiedere il non luogo a procedere.
«Avevamo già dimostrato come l’offerta realmente proposta non fosse quella che gli era stata poi contestata nel capo d’imputazione – ha spiegato l’avvocato Mansutti –, e come la sua busta, alla fine, non fosse neppure mai stata aperta».
A segno anche le argomentazioni del collega Sette. «Può capitare di essere attinti dalle indagini – ha detto l’avvocato –, ma, se questo avviene con tutte le garanzie del caso, è possibile produrre fin da subito memorie che, come nel nostro caso, hanno consentito i riscontri necessari già in fase di indagini preliminari».
Soddisfatto anche l’avvocato Malattia. «Era stato lo stesso Scarsini (uno degli altri imputati nel filone principale dell’inchiesta, a Gorizia, ndr) – ha ricordato il legale – a dichiarare l’estraneità del mio cliente e a precisare come egli fosse intervenuto nella sola fase della costituzione dell’associazione temporanea d’impresa, rimanendo all’oscuro degli accordi presi per gestire la gara».
Affronteranno il processo, al via dal 9 ottobre 2016, invece, tutti gli altri imputati rimasti nei binari dell’udienza preliminare.
E cioè Lorenzo Genetti, di Tolmezzo, Silvano Colle, di Sauris, Stefano Battiston, di Concordia Saggitaria, Primo Berti, di Porto Viro, Laura Bombardier, di Arta Terme, Gianluca Cargnel, di Bertiolo, Angelo Cesare, di Tarvisio, Giulio Cesare, di Coccau, Sandro Cimenti, di Ovaro, Marica Colle, di Ampezzo, Lucillo Collino, di Tavagnacco, Antonio Comelli, di Gorizia, Nicoletta Di Piazza, di Tolmezzo, Alvise Di Ronco e Valentina Di Ronco, di Paluzza, Massimo Dri, di Porpetto, Sandrino Drigo, di San Stino di Livenza, Daniele Gerussi, di Tarcento, Stefano Gori, di Tarcento, Giuseppe Guidi, di San Giorgio, Antonio Iona, di Monfalcone, Guglielmino Iona, di Belvedere di Spinello, Italo Lavia, di Martignacco, Alessio e Daniela Martini, di Claut, Licinio Florendo Mingotti, di Udine, Carlo Nolli, di Conegliano Veneto, Alan Paveglio, di Codroipo, Gabriele Pecile, di Plaino, Stefano Pacifico Presello, di Fagagna, Michela Sabinot, di Basagliapenta, Gianni Tondo, di Venzone, Andrea Tonelli, di Sorbolo, Claudio Zago, di Ceggia, Mirko Zannier, di Tavagnacco.
Nel procedimento, partito nel 2010 da Gorizia e denominato “Coffee break”, si sono costituiti parte civile i Comuni di Rivignano, con l’avvocato Mario Anzil, e di Lauco, con l’avvocato Enrico Bulfone, e la Provincia di Udine, con l’avvocato Massimiliano Aita.
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza, aveva passato al setaccio appalti, in tesi accusatoria truccati, per quasi 3,5 milioni di euro: dalla costruzione di chilometri di piste ciclabili, alla manutenzione di strade forestali e provinciali e dai lavori agli impianti sportivi, alla realizzazione di nuove ecopiazzole.
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