Cambio al vertice al Conservatorio Jacopo Tomadini: dopo due secoli la direzione viene affidata a una donna

UDINE. Ci son voluti quasi due secoli prima che una donna assumesse la direzione del Conservatorio Jacopo Tomadini ed era quasi inevitabile che la predestinata fosse la professoressa Flavia Brunetto. Se scartabelliamo tra le carte e i documenti che raccontano dell’istituzione musicale più importante del Friuli, non c’è traccia di figure femminili che abbiano ricoperto ruoli apicali da quando, era il 1826, ne iniziò la storia fino ad oggi. Un traguardo e una sfida non da poco.
Flavia Brunetto, diplomata con il massimo dei voti in pianoforte nel Conservatorio che oggi dirige, si è laureata contestualmente, sempre con il massimo dei voti e lode, in lettere classiche all’Università di Trieste. Poi il perfezionamento pianistico a Vienna e Salisburgo con maestri del calibro di Jörg Demus, Mieczslaw Horszowski, Walter Panhofer e Michele Campanella e l’ingresso precocissimo nel novero dei docenti dell’istituzione musicale udinese. Affermatasi in numerosi concorsi, ha tenuto concerti in tutta Europa, Cina, Giappone, Kazakhstan e Stati Uniti. Ha curato pubblicazioni e saggi critici; testi per il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il Teatro Verdi di Trieste e l’Università degli Studi di Udine. Brunetto è anche vicepresidente vicario della Fondazione Friuli dal 2017, anno dal quale fa parte anche della Commissione nazionale per i Beni e le attività culturali dell’Acri a Roma.
Professoressa Brunetto, come ha colto la sua elezione a direttore del Conservatorio Tomadini?
«È molto emozionante sapermi la prima donna alla guida di questa importante istituzione. Onorata e orgogliosa senza dubbio, ma anche consapevole dell’enorme responsabilità di guidare il Conservatorio in un momento storico in cui bisogna affrontare diverse problematiche e numerose sfide».
Quale obiettivo si è data nei tempi medi?
«Più che di medi parlerei di tempi stretti. Il Conservatorio si trova davanti a un bivio: proseguire l’attività consolidata o cercare di anticipare ciò che ci prospetta il futuro. Scelgo la seconda opzione. Dobbiamo intraprendere nuovi percorsi compatibili con le esigenze che si stanno definendo nel mondo musicale come in altre discipline non solo artistiche. Mai come oggi è necessario immaginare nuove forme di progettualità che richiedono scelte chiare e coraggiose per quanto attiene la ricerca, la didattica, la promozione, i rapporti interni all’istituzione e in particolar modo quelli con il territorio e le sue realtà più significative».
In termini pratici come immagina possa evolvere il Conservatorio?
«Aprendosi di più all’esterno e lavorando in sinergia per diventare un Conservatorio che, grazie alla sua felice collocazione geografica, possa diventare un avamposto della Mitteleuropa e centro di una rete di relazioni musicali e culturali. Questo richiede rapporti più strutturati con altri conservatori e accademie europee ed extraeuropee, collaborazioni stabili che facilitino la realizzazione di progetti coerenti».
Quanto ritiene importanti le relazioni con le altre istituzioni del territorio?
«Moltissimo. Il rapporto con l’Università è prioritario e i rapporti con il tessuto sociale e produttivo sono indispensabili per dare riconoscibilità alla nostra funzione affinché le persone e le istituzioni vedano nel Tomadini un elemento aggregante capace di creare senso di appartenenza.
A quali soggetti fa riferimento?
«Penso che tutti i soggetti che producono cultura, non solo musicale, dovrebbero sentirsi parte di un unico progetto, sostenuto anche dal mondo economico, che non dovrà vedere in questo un semplice contributo, ma un investimento a favore di tutta la filiera culturale del territorio».
Il primo progetto sul quale intende impegnarsi?
«La rifondazione del Tomadini che passa anche attraverso il completamento del piano di ristrutturazione dell’edificio. Disponiamo di ampi spazi, ma manca, per esempio, una sala concerti che ci consenta di portare il pubblico all’interno del Conservatorio. A questo si lega un piano generale di promozione che significa anche essere inclusivi, curare gli sbocchi professionali dei nostri studenti, accompagnarli nella loro carriera».
Come immagina il futuro del Tomadini?
«Il Conservatorio deve diventare l’orgoglio di Udine e del Friuli, ma non ci sarà futuro se non punteremo le nostre energie sui nostri giovani dando loro le radici e soprattutto le ali. Abbiamo un Conservatorio grande, il mio impegno sarà farlo diventare un grande Conservatorio. —
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