Caffaro, da lunedì78 in cassa integrazione

TORVISCOSA.
Partirà lunedì la prima trance di cassa integrazione per 78, dei 134 coinvolti, dipendenti dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, ammortizzatore sociale che oggi verrà sottoscritto all’Agenzia regionale del lavoro di Trieste dalle Fulc provinciali, dalle Rsu Aziendali, dalla proprietà e da Confindustria Udine, che durerà fino all’11 maggio essendo stata agganciata alla cassa integrazione avviata per “crisi” lo scorso anno. Nel contempo verranno avviate le procedure per la richiesta della cassa integrazione straordinaria per “riconversione” per tutti i 270 lavoratori del sito di Torviscosa, quale tutela economica per gli addetti degli altri impianti in caso di mancate commesse relative alle altre produzioni.
Ritornando ai 134 cassaintegrati (14 sono quelli della chiusura del Taed che con questo accordo vengono “salvati” dalla mobilità), i rimanenti 42 usciranno «quando verrà approntato il piano di accorpamento della sala controllo e quello di sicurezza- ha affermato Onorino Polvar, della Rsu-, percorsi richiesti alla proprietà ma ancora non redatti. Stiamo verificando con l’azienda anche i percorsi formativi per alcuni dipendenti degli uffici».
L’aria che si respirava ieri all’assemblea dei lavoratori dello stabilimento Caffaro di Torviscosa era quella di una totale disillusione sul futuro del sito, tanto che si è apertamente parlato di fallimento, amministrazione controllata, liquidazione concordata, incentivi all’esodo e prepensionamenti. L’amarezza e lo sconforto delle passate settimane hanno lasciato il posto a una rassegnazione, anche a fronte del disincantato pragmatismo con le quali le Fulc provinciali hanno fatto il punto della situazione: una situazione che non lascia spazio a speranze, anche se tutto è preordinato alla nomina del nuovo Consiglio di amministrazione di Snia del 12 gennaio e di quello che questo vorrà fare.
Come ha rilevato Augusto Salvador della Femca-Cisl, «se Snia non trova le risorse per il piano di investimenti, dovremo trovare altre strade, anche attraverso il concordatario, per il rilancio del sito. Se il 12 non riuscirà a ricapitalizzare, ci sarà il fallimento e questo costituirebbe una catastrofe che dobbiamo evitare auspicando che la nuova governance trovi una soluzione. La Regione attende con noi quello che accadrà: se l’azienda non trova risorse, neppure le istituzioni europee, nazionali e regionali metteranno un euro, mentre sarebbero disponibili a partecipare con un 30-35 %».
Roberto Di Lenardo, della Filcem Cgil, ha rilevato «che non si può far finta di niente» e di come questa situazione a livello occupazionale «metta in ballo tutti: se non si ricapitalizza resta solo da portare i libri in Tribunale per il fallimento. Su una situazione come questa nessuno è in grado di esprimersi anche perchè la Società ha perso credibilità e non sappiamo quale strada imboccherà».
Antonino Mauro della Uilcem Uil ha ricordato che «in caso di fallimento dei 12 mesi di cassa integrazione che scattano automaticamente, se ne possono avere altri sei per riorganizzazione a fronte di nuovi acquirenti. Tutto resta preordinato a quello che accadrà il 12: il resto sono solo chiacchiere».
Francesca Artico
Argomenti:lavoro
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