Bullismo a Pordenone, la ragazzina ferita si preoccupa per i suoi persecutori

PORDENONE. «E adesso che cosa accadrà a questi bambini? Non andranno mica in carcere?». Non c’è una punta di rancore nel cuore della dodicenne derisa dai bulli. Anzi. Per i due compagni di classe che l’hanno vessata e le hanno fatto del male, prova preoccupazione.
Nella sua sensibilità di bimba, ha capito che sono anche loro delle vittime. Dei loro problemi psicologici, del contesto sociale. C’è la consapevolezza che un atteggiamento prevaricatore, a quell’età, nasconda un disagio profondo. In qualche modo la ragazzina ha percepito questo vissuto difficile.
E nel ricambiare con umanità e comprensione il prezzo delle angherie subite offre un’altra lezione di vita immensa. Trova pace solo quando l’avvocato che assiste la famiglia, Graziella Cantiello, la rassicura: «Ai bambini non succederà nulla, perché hanno meno di quattordici anni».
La rabbia le monta dentro solo quando pensa ai «grandi», senza però puntare il dito su qualcuno in particolare. Gli adulti che avrebbero dovuto impedire tutto questo, ma non ci sono riusciti. Perché non hanno fatto niente? Si interroga la piccola.
Ma è una nuvola passeggera nel suo orizzonte di bimba sul quale splende nuovamente il sereno. È tornata a casa, non vede l’ora di ritornare a camminare: per fortuna ci riuscirà, la deambulazione non è stata compromessa dalla caduta.
Non tornerà, però, in classe per quest’anno scolastico. I medici hanno consigliato riposo, poiché è ancora convalescente. È stato messo in campo un percorso scolastico a domicilio, messo a disposizione dall’Ambito, per non farle perdere l’anno.
I suoi genitori le hanno comprato un piccolo criceto dal quale non si separa mai.
Legge, sorride, respira aria nuova, protetta da una rete di solidarietà che varca la soglia di casa per abbracciare tutte le istituzioni: questura, prefettura, autorità giudiziaria, la rete dell’Ambito e della neuropsichiatria infantile che seguono rispettivamente il recupero fisico e psicologico della piccola.
Non parla mai della caduta: è un argomento che affronta solamente quando viene sollecitata.
«Non è mai stata lasciata sola – sottolinea l’avvocato Cantiello –: nel nostro territorio ospedali e servizi di supporto pubblici funzionano e così non è mai stato necessario ricorrere a strutture privatistiche. Tutte le persone che hanno seguito la dodicenne sono estremamente competenti».
Persino il prefetto Maria Rosaria Laganà ha telefonato alla famiglia per portare le centinaia di lettere di conforto e solidarietà per la bimba.
L’unico desiderio della piccola è che venga fatta chiarezza sulla vicenda. Le sue dichiarazioni sono sempre state univoche. Dall’inchieste emerge un quadro di stalking a scuola.
Le vittime facevano squadra fra di loro per aiutarsi, specialmente le ragazzine. Ma spesso le confidenze rimanevano nell’alveo virtuale della chat o fra le amiche.
«La bambina – aggiunge Cantiello – ha riferito di atteggiamenti vessatori continui e perduranti nel tempo. Il problema c’era, da circa un anno. Siamo in attesa di poter esaminare il fascicolo. Dal punto di vista giuridico sono diverse le responsabilità. Quando sarà il momento, attiveremo la richiesta di risarcimento del danno, fisico e psicologico e dal punto di vista penale attenderemo la prima udienza per valutare la costituzione di parte civile».
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