Bullismo a scuola, emergono verità orribili dalla classe di Pordenone

Sputi, pugni, insulti razzisti e omofobi, due ragazzini terribili e intoccabili. Risate perfino dopo i fatti di Parigi e il tentato suicidio della compagna

PORDENONE. «Sei una buona a nulla, non vali niente, non fai sport, che cosa servi a questo mondo?

Derisa dai bulli a scuola, si lancia nel vuoto a 12 anni a Pordenone

Buttati giù, suicidati, non vali niente, fatti male da sola perchè servi solo a noi per divertimento».

E’ soltanto una delle frasi che venivano rivolte alla ragazzina dodicenne di Pordenone che, il 18 gennaio scorso, ha tentato il suicidio perchè minacciata e vessata più volte dai bulli in classe.

Secondo gli inquirenti che indagano sulla vicenda, «la ragazzina appare molto coinvolta emotivamente: la voce è incerta e tremolante così come tutto il suo corpo».

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Sono i verbali dell’indagine aperta sul conto della dirigente scolastica e degli insegnanti quelli che sono emersi, nelle ultime ore, circa il caso scoppiato della città del Noncello.

Da essi si evince che due ragazzini, un italiano e un bosniaco, facevano in classe il bello e il cattivo tempo, con dalla loro la legge visto che, ancora sotto i 14 anni, risultano totalmente inimputabili.

Di qui i problemi per le dirigente scolastica Stefania Mamprin e per gli insegnanti della media centro storico, finiti sotto la lente della procura della Repubblica nell’ambito di un fascicolo aperto per concorso omissivo in ati persecutori.

Al momento non vi sono contestazioni d’accusa dirette ma l’inchiesta prosegue.

Diciassette i compagni della ragazzina sentiti dagli investigatori.

Due lettere e un’accusa dalla dodicenne vittima dei bulli

Tra le frasi verbalizzate «Mi ha toccata e so che anche... è stata toccata ma non mi ha detto da chi».

La stessa dodicenne che ha tentato il suicidio parla di un’amica «toccata» e «ricattata».

Sputi, pugni, lancio di caramelle, «se ti prendono di mira sei finito». A qualcuno ripetevano «Stai zitto, sfigato» o «brutto gay, sei sfigato, frocio».

A una ragazzina immigrata veniva detto «puzzi, sei spazzatura».

Ragazzini che ridevano per i fatti degli attentati di Parigi, invocavano Allah e che, sempre da quello che emerge dai verbali, anche dopo il tentato suicidio della compagna non cambiavano atteggiamento.

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Anzi, pur di fronte a quanto successo, continuavano a restare imperterriti e assolutamente indifferenti.

Secondo quanto dichiarato da una professoressa, i problemi erano noti e la dirigente, a suo dire, non avrebbe adottato provvedimenti.

Di certo sta emergendo uno scenario di squallore che la procura della Repubblica sta sviscerando pagina dopo pagina. E ogni giorno che passa i risultati sono sempre più sconfortanti.

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