Boldrin, bordate alla casta. Sfogo di Pedrotti

Il leade di “Fare”: «Togliere potere alla politica». Il sindaco: «Tra un po’ chiavi dei municipi al prefetto»

«Cambiare lo Stato e togliere potere alla politica», mettere un tetto agli stipendi dei manager, «non oltre il Colle, cosa che porterebbe un risparmio di 2 miliardi, pari alla manovra Iva, oltre che un po’ di moralità», «togliere il finanziamento pubblico ai partiti», stabilire «un tetto ai mandati e introdurre uno spoil system vero: perché se il tecnico è incompetente ne deve rispondere il politico che l’ha nominato».

La ricetta di Michele Boldrin, coordinatore nazionale di Fare per fermare il declino, non fa sconti. Informale nei modi, ma rigoroso nei contenuti, Boldrin si è confrontato ieri sera a Pordenone con il sindaco Claudio Pedrotti – con il quale ha duellato sull’opportunità di mantenere Telecom pubblica (il modello di Pedrotti è la Germania) o se invece privatizzare gli asset (modello Boldrin) come fanno gran parte dei Paesi moderni – e con il presidente della Provincia Alessandro Ciriani nel giorno in cui l’Italia ha affrontato l’ennesima ricucitura politica. L’Italia del Titanic, per usare il paragone dell’economista, che vive tra gli Stati Uniti e l’Italia – «scusate se non ho la giacca ma ho sbagliato la valigia» – che ha in sé una seconda Italia, quella degli amministratori in trincea.

Il dibattito, stimolato dall’avvocato Alessandro Da Re, esponente della direzione nazionale del movimento, si è aperto con lo sfogo del sindaco di Pordenone. «Arrivo dalla riunione del Cal dove si è discusso per più di un’ora dell’abolizione del terzo mandato dei sindaci con amministratori arrabbiati per questo e poco tempo dedicato al bilancio 2014 che è quello che ci affligge perché a oggi non sappiamo se il prossimo anno avremo il 40% dei trasferimenti che ci aspettiamo. Sono rimasto sconcertato. Abbiamo 6 mila disoccupati, altre 600 persone che perderanno la mobilità, senza contare le conseguenze che potrebbe avere la ristrutturazione di Electrolux. Senza stabilità in questo Paese non possiamo fare niente. Se si va avanti così porteremo le chiavi dei municipi al prefetto».

Ma è proprio la stabilità che preoccupa Boldrin perché «quello che occorre e che non riusciamo a fare è buttare via la classe dirigente e il sistema di potere degli ultimi 30 anni». Se la ricetta di Boldrin prevede meno politica, quella di Ciriani prevede invece una diversa politica «perché i professori al potere, come nel governo Monti, hanno fatto danni». Guai a chiamarli professori per il leader di Fare: «La Fornero? Non offendiamo. Sono burocrati di Stato». E se la politica contamina tutto, dalle imprese alle banche, il presidente della Provincia chiede «l’abolizione di tutti i contributi a pioggia alle imprese, a partire da quelli sull’innovazione, perché vanno sempre agli stessi. Alle imprese serve un buon credito perché non può accadere, caso di oggi, che a un imprenditore del commercio sia negato un prestito di 15 mila euro perché da due anni non fa utili».

Martina Milia

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