Biotestamento, pressing su Renzi: «Adotti la legge del Fvg»

UDINE. «Resistiamo, consapevoli che è complicato e difficile, ma anche che avendo aperto una discussione sul tema magari il Governo si convincerà anche su questo ad incaricare il Parlamento di dire qualcosa». Non arretra d’un passo la presidente della Regione, Debora Serracchiani, sul biotestamento. Anzi, rilancia.
Quella sulle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat) «è la prima legge che viene impugnata da due anni - ha detto ieri la Governatrice commentando la “bocciatura” del Consiglio dei Ministri -, il che significa che abbiamo abbattuto largamente un processo d’impugnazioni continue tra Governo e Regione».
Sul biotestamento l’imperativo della maggioranza è dunque resistere. Lo aveva detto a caldo l’assessore regionale alla salute, Maria Sandra Telesca, ieri lo ha ribadito la presidente in attesa che a stretto giro di boa torni a pender posizione la sua maggioranza.
Lo farà già il 26 maggio prossimo, nel corso della prima seduta utile del consiglio regionale, quando sarà presentato un documento indirizzato al Governo nazionale affinché prenda mano alla materia delle Dat.
Al contrario, il gruppo di Forza Italia presenterà una mozione che inviterà la giunta regionale a non opporsi all’impugnazione della legge proposta dal Governo alla Corte Costituzionale. «Si tratterebbe di una scelta ragionevole - ha detto ieri Riccardo Riccardi, capogruppo di Fi - di fronte ad una norma che appare oggettivamente estranea alle competenze della Regione».
Le reazioni allo “stop” imposto dal Governo si sono susseguite ieri a ritmo incessante. C’è chi ha tirato un sospiro di sollievo. Chi invece si è indignato di fronte all’ennesimo ostacolo lungo l’impervia corsa per garantire diritto di cittadinanza al biotestamento.
Stefano Pustetto (Sel), primo firmatario della legge, ha voluto ribadire il fine “amministrativo” del provvedimento, vale a dire codificare e dare omogeneità ai dati (raccolti oggi in forma autonoma da diversi Comuni) attraverso l’istituzione di un registro unico. Ovviamente senza alcun obbligo.
«La legge regionale non introduce nessuna nuova disposizione di intervento sanitario - ha aggiunto il coordinatore regionale di Sel, Marco Duriavig -, mette solo ordine all’esistente, ossia ai registri che raccolgono le volontà dei cittadini già introdotti in molti comuni e per i quali non esiste nessun intervento del Governo o dei prefetti».
Il Pd ha rimarcato in modo corale la bontà del provvedimento regionale. A partire dalla segretaria regionale Antonella Grim che sul tema dei diritti civili ha affermato la necessità di non «avere dubbi e tentennamenti se vogliamo essere un Paese più moderno, più europeo e più giusto».
La norma, ha rilanciato l’eurodeputata Pd, Isabella De Monte, «non entra nelle competenze legislative che spettano al Parlamento e non indica strade etiche da seguire, ma offre semplicemente ai cittadini nuovi strumenti concreti, riempiendo un vuoto amministrativo che obiettivamente esiste».
I consiglieri Dem Diego Moretti e Franco Rotelli si sono ripromessi un approfondimento «degli elementi dell’impugnazione per valutare i margini di miglioramento della norma» ipotizzando anche «la formulazione di una legge voto».
Sul lato opposto della barricata è da sempre il neurologo friulano e deputato Gianluigi Gigli (Per l’Italia-Cd), che contro la legge regionale si è mosso in sede parlamentare presentando nelle passate settimane un’interpellanza urgente alla Camera.
«La decisione - ha commentato - accoglie di fatto la nostra richiesta. Siamo lieti di aver contribuito a riportare la discussione sul piano di una più corretta azione legislativa. Le irregolarità di ordine amministrativo, avvenute a Udine nel 2009 con l’apertura di un’unità di degenza non autorizzata e l’affidamento della vita di una grave disabile a una associazione costituita il giorno prima per aggirare il divieto ministeriale di lasciarla morire in un’istituzione sanitaria, avrebbero dovuto essere sufficienti a sconsigliare nuove improvvisazioni legislative. Tanto più se il loro scopo principale - ha concluso il neurologo - era solo quello di forzare la mano al legislatore nazionale».
Per il consigliere Giovanni Barillari (Misto) l’impugnazione del Governo è stata tutt’altro che una sorpresa. «Era nell’aria già in sede di approvazione della norma», ha ricordato ieri denunciando ancora una volta i limiti del provvedimento regionale.
«I cittadini che compilano una Dat - ha detto - non possono trovare concretizzazione a quelle che sono le loro volontà in assenza di una chiara e precisa legge nazionale che vada a delimitare chi e come può dar seguito alle dichiarazioni senza correre il rischio di incorrere in conseguenze giudiziarie di natura penale». Dal Misto a Forza Italia.
Per l’azzurro Bruno Marini l’impugnazione rappresenta una bocciatura politica della giunta Serracchiani, «che vede sconfessato il proprio agire, in questo caso sul trattamento di fine vita, dal Governo più “amico” che poteva avere».
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