Englaro smorza i toni: «Si può ancora rimediare»

«Sono stupito della decisione, ma forse è possibile trovare una sintesi». L’arringa di De Monte: il Governo dimostra di essere distante dalla gente
Udine 07 settembre 2012. Conferenza stama Englaro e Bellocchio. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Udine 07 settembre 2012. Conferenza stama Englaro e Bellocchio. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

UDINE. Il 2009, l’anno in cui Eluana Englaro si spegneva a Udine seguita a distanza dall’occhio dei media sembra lontano come lo sono i toni accesi e veementi di quei giorni. Non invece la battaglia per il biotestamento di cui il padre di Eluana, Beppino Englaro, si è fatto portabandiera, caricandosi di una missione che ancor oggi porta avanti con coraggio, determinazione e pacatezza.

Rispondendoci ieri al telefono ha tenuto a chiarire subito una cosa. Allontanare il clima da bagarre delle tribune politiche. «Non voglio fare polemica», ha tagliato corto. Quindi è passato a commentare la bocciatura della legge sulle Dat.

«Non conosco le motivazioni dell’impugnazione, aspetto di poterle leggere, di accertarle con il supporto di un costituzionalista», ha affermato dicendosi pronto ad accettare l’eventualità di un verdetto negativo. Leggi: una sconfitta. Englaro non ha nascosto un certo «stupore per la decisione del Governo».

«Credo infatti che la norma, come a suo tempo aveva ritenuto anche la presidente Serracchiani sia in sostanza un atto amministrativo - ha sottolineato -. Se poi a disturbare il Governo è stato l’articolo 1 (in cui si delineano le finalità della legge) allora un intervento forse si può ancora fare. Si può tentare di rimediare».

Englaro pensa a una sforbiciata, quasi a cercare una conciliazione su un tema, quello del fine vita, che continua a infiammare gli animi, ma che non riesce a trovare una sintesi positiva.

Meno conciliante di fronte allo stop imposto dal Governo è stato ieri l’altro protagonista di quel lontano 2009. L’anestesista friulano Amato De Monte, colui che seguì Eluana nei suoi ultimi giorni di vita. Chiamato a commentare l’impugnazione non ha avuto mezze misure.

«E’ un provvedimento che sa tanto di atteggiamento ideologico dovuto alla scabrosità dell’argomento». Al pari di Englaro, anche il dottor De Monte si è detto stupito. Di come la politica non sappia interpretare un’esigenza diffusa da parte della gente se è vero che le 5.500 firme raccolte a sostegno dell’istituzione di un registro per le Dat sono state messe insieme con estrema facilità.

«Pensi - ha ricordato ieri De Monte - che ci sono voluti appena 6 mesi, 10 persone e qualcosa come 15 uscite per raccogliere tante adesioni. Se ci fossimo organizzati come fanno i partiti politici immagini cosa avremmo potuto mettere assieme».

La provocazione resterà tale. Né De Monte, né Englaro pensano a una nuova raccolta firme. Quella realizzata è sufficiente.

«Ora ci vuole solo la volontà di affrontare e risolvere il problema, a meno di non volerci nascondere ancora dietro alle parole, alla burocrazia - ha aggiunto il medico -. A maggior ragione considerato che diverse Regioni ci hanno chiesto indicazioni perché vogliono ripercorrere la nostra stessa strada. E il Governo cosa fa? Risponde altro. Senza rendersi conto di quanto ormai sia distante dal sentire dei cittadini».

De Monte ieri è tornato a difendere il provvedimento regionale sulle dichiarazioni di anticipate di trattamento sanitario.

«Mentre in Parlamento ci sono diversi disegni di legge fermi, che non vengono discussi e anzi, si fa il possibile per insabbiare l’argomento, visto dai più come scomodo, mi pare che la Regione abbia una posizione ben diversa. Di difesa dei diritti. Anche in questo caso - ha concluso - si è dimostrata per nulla timorosa di sostenere posizioni anche scomode rispetto a temi che altri cercano di rifuggire».

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