Coen: bocciatura politica non giuridica

UDINE. Nessuna sorpresa. Nessun colpo di teatro: per il costituzionalista Leopoldo Coen quella del governo sul biotestamento è null’altro che cronaca di una bocciatura annunciata. «Me l’aspettavo - precisa Coen al proposito -, ma si tratta di una stroncatura più per ragioni politiche che di carattere giuridico».
Per il costituzionalista, da parte del governo sarebbe infatti «difficilmente giustificabile, nel silenzio del Parlamento in materia, ammettere che delle Regioni assumano iniziative individualmente, anche se in realtà le medesime Regioni, e nella fattispecie il Fvg, si limitano a definire aspetti di carattere puramente amministrativo».
Coen spiega cioè che la norma in questione parla soprattutto della tenuta della documentazione e non entra nel merito della disciplina. Insomma, il Fvg ha disciplinato un certo modo di tenere la documentazione in maniera tale che l’amministrazione della sanità abbia a disposizione un certo documento senza entrare nel merito degli effetti del documento medesimo».
Quello che il Fvg vorrebbe - dice ancora - «è organizzare una certa informazione e metterla a disposizione dell’amministrazione sanitaria in modo tale che chi fosse interessato potrebbe contare sul fatto che le sue dichiarazioni potrebbero essere accolte. La Regione non entra invece nel merito degli effetti giuridici della medesima dichiarazione».
«Lo ripeto - aggiunge - che lo Stato continua a mostrarsi totalmente latitante e quindi non sopporta che qualcuno, pur senza entrare nel merito del problema, voglia in qualche modo occuparsene. Da questo punto di vista farei molta attenzione a non confondere questa bocciatura con le disposizioni anticipate di trattamento. Non è questo il punto. Se l’organizzazione della sanità è competenza regionale, immagino che lo Stato potrebbe intervenire sulle linee guide in materia di tenuta della documentazione. Insomma, voglio dire che lo Stato sa di essere inadempiente e agisce quasi con ripicca». Coen ricorda che, quando fu emanata la circolare per stoppare i sindaci che avevano messo a disposizione gli uffici comunali per coloro che avessero voluto rilasciare le dichiarazioni anticipate, si trattava anche in quel caso di dichiarazioni che non entravano nel merito del biotestamento». (d.pe.)
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