Appalto sui rifiuti ospedalieri assolti tutti gli imprenditori

Non ci fu alcun “cartello” tra le società che, nel 2012, parteciparono alla gara a evidenza pubblica indetta dal Dipartimento servizi condivisi dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, per l’affidamento dell’appalto da oltre 20 milioni di euro per il servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti sanitari, pericolosi e non. E se profili di anomalia vi furono, in occasione del terzo e ultimo tentativo di aggiudicazione - quello andato a buon fine -, tra cambi di formazione, aumenti di prezzo e contratti di subappalto, si trattò in tutti i casi di aggiustamenti in corsa giustificati e giustificabili dal passare del tempo e dal mutare delle condizioni dell’appalto.
«Il fatto non sussiste», la formula adoperata ieri dal giudice monocratico di Udine, Paolo Milocco, per dichiarare assolti dall’ipotesi di reato di turbativa d’asta i dodici imprenditori che la Procura aveva messo sotto inchiesta. Per quattro di loro, Heinrich Hafner, 64 anni, di Bolzano, Sabrina Castagna, 51, di Avezzano, Andrea Grassi, 58, di Reggio Emilia, e Roberto Olivi, 58, di Reggio Emilia, era stata la stessa pm Claudia Danelon, titolare del fascicolo, a chiedere l’assoluzione. Accusa confermata, invece, per tutti gli altri imputati, con richiesta di pene a partire da 2 anni e 6 mesi di reclusione. Contestazioni che le difese sono riuscite a far cadere, permettendo di uscire a testa alta dal processo anche a Nunzio Scudieri, 48 anni, di Cremona, Giovanni Rosti, 57, di Brescia, Claudio Fumaria, 50, di Gubbio, Roberto Puviani, 54, di Rovigo, Cristian Maset, 44, di Fiume Veneto, Lorenzo Grasso, 61, di Rimini, Ruggero Favaro, 75, di Torviscosa, e Luigi Dean, 54, di Azzano Decimo.
L’inchiesta era scattata a seguito di un controllo effettuato dalla Guardia di finanza qualche anno dopo l’affidamento e aveva finito per coinvolgere tutti i legali rappresentanti o procuratori delle aziende che avevano partecipato alle gare. E cioè, nelle prime due, il Raggruppamento temporaneo d’imprese formato da Coopservice spa, Hafner & co snc, Spiga srl, Pertot srl e Ispef servizi ecologici srl, un altro Rti composto da Mengozzi spa e Saste servizi ecologici srl, un terzo Rti con Sameco srl e Douglas ecology srl, e, da sola, Team ambiente spa. Alla terza, i partecipanti avevano mutato formazione e a spuntarla era stato un raggruppamento “trasversale” che, oltre a portare pace tra i pretendenti, aveva prontamente spartito la ricca torta attraverso i contratti di subappalto sottoscritti con le società non vincitrici e con quelle rimaste fuori dalla terza gara. A insospettire gli inquirenti, inoltre, era stato il balzo all’insù di quasi 3 milioni di euro dell’offerta presentata da entrambe le concorrenti.
Nell’escludere l’ipotesi di collusioni e accordi fraudolenti, il collegio difensivo - formato, tra gli altri, dagli avvocati Virio Nuzzolese (per Grasso) e Giovanni Battista Campeis (per Favaro), di Udine, e dagli avvocati Adelaide Toffolon, di Pordenone (per Dean) e Roberto Sutich, di Reggio Emilia (per Maset) - ha spiegato come a incidere sui costi fosse stato soprattutto l’aumento dei prezzi del carburante e del trasporto dei rifiuti nell’unica discarica di Forlì, e aveva evidenziato come nessuna prova fosse emersa a sostegno della tesi dell’esistenza di un unico centro decisionale. I legali hanno inoltre ricordato come la stazione appaltante, all’epoca, non avesse colto alcuna anomalia. —
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