«Alessandro non c’è più». Così gli amici hanno scoperto della morte del 24enne deceduto sul lavoro

Il racconto dell'amico fraterno: «Ero andato a trovarlo il giorno prima a casa sua. Era nella stalla, che lavorava al motorino, ci siamo detti due parole, poi l’ho salutato»

OSOPPO. Doveva essere una giornata come tante. Divisa tra il lavoro e la promessa di un tardo pomeriggio da passare insieme agli amici. E lo sarebbe stata non fosse per la telefonata ricevuta sul finire della mattina da Raffaele Macor che al giovane osovano ha letteralmente spento il sorriso sul volto. «Raffaele, Alessandro non c’è più». Alla cornetta, la mamma di Alessandro Alessandrini, il giovane 24enne che mercoledì ha perso la vita in un incidente assurdo, mentre si trovava al lavoro all’interno del prosciuttificio Principe a San Daniele, schiacciato da una pressa. Come sia potuto accadere lo diranno gli inquirenti, ma sono queste le domande che come una vampata hanno assalito Raffaele e con lui Daniele Christ e Michael Turcato, amici inseparabili di Alessandro.

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Quattro ragazzi di età simili, cresciuti insieme, «senza grilli per la testa» dice trattenendo a stento le emozioni la mamma di uno di loro. «L’ho saputo così - racconta ancora Raffaele -. Mi ha chiamato la madre di Alessandro, mi ha detto cos’era accaduto e ho avvisato Daniele». Una chiamata dopo l’altra. Gli squilli si rincorrono nelle case, dietro le persiane abbassate. La ricerca di un po’ di refrigerio si trasforma di colpo in gelo nelle vene. “Alessandro non c’è più”. Lo ricordano a Osoppo perché era molto attivo. Specie nelle associazioni. Dava una mano alla Pro loco e a Friul Adventures, onlus dedicata a Fiorenzo Pezzetta, anche lui morto - nel 1998 - per un incidente sul lavoro. Il destino beffardo ha voluto che accadesse ancora. Un’altra volta. A un altro giovane.

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Ma chi era Alessandro? Non ce la fa a rispondere la mamma, che chiede solo silenzio per il suo ragazzo, protetta dai due figli. La casa è trapuntata di nastri azzurri, esposti con orgoglio qualche mese fa per salutare l’arrivo del primo nipotino. Una grande gioia seguita da un dolore immenso. Che lascia muti, senza parole. Faticano a trovarle gli amici. Daniele soprattutto, che per ultimo ha visto Alessandro. «Ero andato a trovarlo il giorno prima a casa sua. Era nella stalla, che lavorava al motorino, ci siamo detti due parole, poi l’ho salutato» racconta seduto al tavolo di casa dove tenta di dar contro alle lacrime che però hanno la meglio. Le ricaccia indietro asciugandosi svelto gli occhi con l’avambraccio. «Alessandro era un ragazzo riservato, serio, spesso silenzioso ma se gli eri amico era anche facile alla battuta. Era una brava persona».

«Ci conoscevamo fin da bambini» aggiunge Raffaele che mentre parla si perde nelle foto del cellulare, in cerca di uno scatto che mostri i “magnifici” quattro insieme. Cerca e non trova. «Tutti e quattro insieme non ne ho» dice come rimpiangendo di non averne fatta una. Viene fuori un selfie che ritrae lui, Alessandro e Daniele. «Va bene? Ho la barba un po’ lunga» si giustifica Raffaele che di quella giornata ricorda tutto. «Eravamo qui a casa, appena rientrati dalla pesca e ci eravamo fermati a pranzo».

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Un giorno tra amici. Uno dei tanti. «Facevamo le cose che fanno i ragazzi» aggiungono con la faccia pulita a giovani per bene Raffaele e Daniele. «Con Ale ci piaceva andare a pescare, a fare qualche camminata in montagna, a raccoglier legna. Ci vedevamo ogni tanto la sera sul Forte (di Osoppo). Insomma, cose normali». A queste Alessandro aggiungeva «una grande passione per i cavalli, iniziata - raccontano ancora i due amici - circa un anno fa. Da allora andava al maneggio ogni volta che poteva, quasi ogni giorno. Era uno che quando gli piaceva qualcosa si dedicava con tutto se stesso».

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