Incidenti sul lavoro, già nove le vittime in pochi mesi nonostante il fermo per Covid

Nove vittime sul lavoro da gennaio a maggio, nonostante quasi due mesi di lockdown, dovuto all’emergenza sanitaria da Covid 19, che ha coinvolto la stragrande maggioranza delle attività produttive. Sono queste le cifre, ancora molto preoccupanti, delle cosiddette “morti bianche” in Friuli Venezia Giulia. E il giovane rimasto schiacciato nel prosciuttificio di San Daniele fa già aumentare a 9 il numero complessivo di chi ha perso la vita in fabbrica fino a oggi: da segnalare infatti anche il caso di venerdì scorso all’Interporto di Pordenone, quando un uomo morì travolto in seguito allo scontro tra due muletti.
I primi mesi del 2020
Dunque sei le vittime nei primi cinque mesi di quest’anno. Tre in provincia di Udine, una a Trieste e due a Pordenone, mentre Gorizia resta per fortuna indenne dalla tragica contabilità. Di questi 6 incidenti 2 sono avvenuti dentro capannoni, laboratori e magazzini, 4 in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro o durante spostamenti per ragioni lavorative.
Tutti e 6 gli infortuni fatali sono avvenuti nel comparto industria e servizi, nessuno in agricoltura o nel settore pubblico. Rispetto ai primi cinque mesi del 2019, in cui erano stati registrati 9 infortuni mortali, il calo è evidente, ma altrettanto evidente è il fatto che per lungo tempo quest’anno le attività produttive, in particolare tra la metà di marzo e i primi giorni di maggio, sono rimaste ferme per il coronavirus, quindi vi sono state molte meno occasioni, per operai, artigiani, manutentori, addetti vari, di incorrere in qualche incidente dalle conseguenze particolarmente gravi.

Le denunce di infortunio
In calo del 24,7% (elaborazione dati dell’ufficio stampa Cgil su banca dati Inail) le denunce complessive di infortunio che sono state, sempre tra gennaio e maggio 2020, 5.347, contro le 7.099 dello stesso arco temporale del 2019. Di queste ben 4.545 vengono dal comparto industria e servizi (-12,6% rispetto al 2019), 205 dall’agricoltura (-6,8%) e 597 dal pubblico (-64,4%). La provincia di Udine è il territorio da cui arriva il maggior numero di segnalazioni, ben 2.178 (in calo del 26% rispetto a gennaio-maggio del 2029), seguita da quella di Trieste con 1.401 (-12%), Pordenone 1.203 (-30%) e Gorizia 565 (-33,2%). Anche per la flessione delle denunce di infortunio è doveroso tenere in considerazione lo stop delle attività causa Covid.
Il trend degli ultimi anni
Denunce di infortunio ai massimi, ma numero dei morti in calo: questo il quadro del 2019, secondo le statistiche dell’Inail. Il 2019, per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, si è chiuso con 18 morti e 17.166 segnalazioni di incidenti sul posto di lavoro. In Veneto i morti sono stati 99, in Trentino Alto Adige 33 e in Emilia Romagna 112, per un totale del Nordest che somma 262 vittime e un totale Italia di 1.156 morti. Peggio era andata, per quanto riguarda la nostra regione, sia nel 2018 con 29 vittime e 17.350 denunce di infortunio che nel 2017, vero e proprio “anno orribile” con 31 morti e 16.926 denunce. Il 2016 aveva fatto registrare 23 “caduti” sul lavoro e il 2015 altri 22. Negli ultimi cinque anni, dunque, hanno perso la vita ben 123 persone, una vera e propria strage che sembra non finire mai.
La Cisl: cultura delle prevenzione
«Con due, anche tre mesi di lockdown ci troviamo a commentare numeri comunque elevati, in un periodo con le fabbriche ferme o a scartamento ridotto - dice il segretario generale della Cisl Alberto Monticco - . Numeri che fanno pensare e non fanno stare tranquilli, come conferma il tragico episodio di San Daniele. Il tema della sicurezza in azienda deve essere sempre presente, ci vuole un’attenzione 365 giorni l’anno. Qui entra in gioco non solo l’aspetto normativo, ma anche quello culturale. La cultura della prevenzione deve partire dalle scuole, l’aggiornamento normativo non dovrebbe riguardare solo gli addetti ai lavori, ma tutti i lavoratori. Bisogna tendere a infortuni zero, servono campagne a lungo termine con la logica di cambiare modalità operative delle persone, la sicurezza è una cosa prioritaria. Anzi non c’è cosa più importante della sicurezza dentro il luogo di lavoro. Formazione e cultura della prevenzione, non solo da parte dell’azienda, ma coinvolgendo le istituzioni e il singolo lavoratore».
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